I precedenti. Capoterra e Villagrande, una tragedia annunciata

Triste coincidenza quella di oggi: nel giorno in cui la Sardegna piange le sue 18 vittime cade il processo a Cagliari per la tragica alluvione di Capoterra, in cui cinque anni fa persero la vita quattro persone. Omicidio colposo, inondazione colposa e rifiuto di atti d’ufficio le accuse contro gli otto imputati tra cui l’ex sindaco di Capoterra Giorgio Marongiu e il presidente della cooperativa edilizia Poggio dei Pini Giovanni Calvisi, oltre ai responsabili di Anas, Protezione Civile e Genio Civile. Era il 22 ottobre del 2008 quando Capoterra fu invasa da una valanga di terra e acqua: Antonello Porcu e la suocera Licia Zucca furono trascinati dal fiume di fango mentre cercavano di fuggire in macchina, a valle del Lago grande, stessa sorte per Anna Rita Lepori travolta dal Rio San Girolamo in piena, mentre Speranza Sollai morì annegata nel seminterrato della sua abitazione. Una “catastrofe innaturale annunciata” venne definita dalle associazioni Amici della terra e Gruppo di intervento Giuridico che denunciarono a Capoterra una folle speculazione edilizia in zone a rischio idrogeologico. Non lontano, a Sestu, la stessa furia dal cielo provocò la morte di Mariano Spiga, trasportato dall’acqua dentro la sua auto per oltre due chilometri.

Il 6 dicembre di 9 anni fa un’altra tragedia dell’acqua: a Villagrande Strisaili, provincia di Ogliastra, una eccezionale massa di grandine e acqua trascinò terra e pietre sul paese, alcuni massi sfondarono i muri delle case e persero la vita Assunta Bidotti, di 69 anni, e sua nipotina Francesca Longoni di 3 anni. I testimoni parlano di un sibilo sinistro che proveniva dalla montagna, subito dopo l’ondata di fango si riversò sul paese. Sei i tecnici chiamati a rispondere di omicidio colposo e disastro ambientale, sarebbero i responsabili del cedimento di alcuni canali di raccolta idrica e fognaria che provocarono l’inondazione del paese.

Sette i morti per maltempo in nove anni, due processi ancora in corso, ancora nessun colpevole condannato: le responsabilità di chi ha autorizzato il cemento in zone fortemente a rischio, costruito a ridosso di valli e fiumi, chiuso le vie di fuga per acqua e torrenti e scavato, devastato e distrutto colline, montagne e boschi sono oggi sotto gli occhi di tutti. Con un nuovo, tragico bollettino di morte: le 18 vittime di ieri.

Francesca Mulas

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