Il parroco contro gli accattoni: polemica sull’editoriale del nuorese don Mariani

Sta facendo discutere l’editoriale “Cercansi pidores per avere dignità” pubblicato ieri sulla prima pagina de “L’ortobene”, settimanale della Diocesi di Nuoro: l’articolo, firmato da don Francesco Mariani, solleva il caso dei questuanti che chiedono l’elemosina fuori dalle chiese e dai supermercati. Un punto di vista non nuovo, quello di don Mariani, considerato che in tante città italiane (Monza, Bolzano, Cesenatico, Genova, Pesaro tra le altre)  molte amministrazioni hanno dichiarato guerra all’accattonaggio fuori dalle chiese e negli spazi pubblici. Parole dunque già sentite, se non fosse che il discorso dell’editoriale arriva da un uomo di chiesa, per di più sociologo, insegnante e direttore della Caritas di Nuoro: un uomo che con i poveri, questuanti o meno, da tempo ha a che fare.

L’articolo parte dalla riflessione su un “grande disagio” provato “in questi giorni della novena delle Grazie, ad entrare in chiesa dovendo passare attraverso un cordone di questuanti dislocati sul sagrato, sul portone, dentro la bussola e anche nella chiesa stessa. Sono rimasto intimorito dalla loro apparente gentilezza e nel contempo dallo sguardo feroce per non aver versato loro il ‘dovuto'”. Don Mariani lamenta poi di aver ricevuto commenti “non certo benevoli espressi in idiomi che non conosco”.

ortobene

Passa poi a descriverli, i questuanti: ci sono gli “zingari” che dopo “aver devastato il campo di accoglienza a Pratosardo, trasformandolo in una discarica, avevano ricevuto il foglio di via, viste anche le diverse denunce per furto inanellate negli anni. Si è speso un bel po’ per garantire la frequenza scolastica ai loro figli, per nutrirli e vestirli. Erano lì, davanti alla chiesa de Le Grazie, a pietire e strattonare anziani e malati arrivati da ogni parte della Diocesi per la giornata loro dedicata”. L’occasione, in effetti, è la Giornata mondiale dei poveri: da una parte, dunque, i poveri che entrano in chiesa, dall’altra quelli che chiedono l’elemosina al di fuori.

Don Mariani prosegue parlando di altri questuanti, quelli che stanno fuori dai negozi, anche questi stranieri: “Sono entrato in un supermercato e puntuale più della morte mi si è avvicinato un extracomunitario che mi chiedeva di cedergli il carrello della spesa per parcheggiarlo. Mi sono guardato lo scontrino appena rilasciato, erano le dieci del mattino, e mi sono reso conto che avevo il numero 403. Un euro per ogni carrello fa una bella cifra, superiore alla paga giornaliera percepita da otto operai”. Dall’elemosina in strada alla banca: “Mi dicono ci siano istituti bancari che hanno chiuso i conti correnti di extracomunitari ospiti di centri di accoglienza perché non era garantita la provenienza e la tracciabilità delle diverse migliaia di euro versati”. Sulla provenienza, il parroco orunese non ha dubbi: “Accattonaggio, droga e prostituzione c’entrano, eccome!”.

Don Mariani sottolinea poi come “lo Stato, cioè pantalone, spende 35 euro al giorno per alloggio, vitto, vestiario, ricariche telefoniche e sigarette: poi li incontriamo a fare gli accattoni e chiedere da mangiare alle mense della Caritas”.

“Non sono razzista – prosegue – ma provo rabbia per l’anziana che va in banca, alle poste, e subito si trova davanti all’uscio un giovanottone (qualche sardo ed altri di qualsiasi etnia) che chiede soldi, pretende, insiste”.

Ed ecco, infine, la provocazione finale: “Cerco volontari per andare a fare ‘sos pidores’ nell’atrio del Comune, della Questura e della Prefettura”. Un’azione che secondo il parroco “Farebbe cadere tante ipocrisie, a cominciare dalla più evidente: nessuno va a lavorare se con l’accattonaggio guadagna di più, se il lavoro non c’è e si preferisce il sussidio elettorale”.

“Vergognoso redazionale”, lo definisce Pierfranco Devias, nuorese, segretario del partito indipendentista Liberu. “Quanto ai 35 euro per gli immigrati, difficile che una persona colta come don Mariani non sappia che quei soldi non vengono dati dallo Stato ma dall’UE e che ignori il fatto che buona parte di quelli che ne beneficiano sono proprio cooperative legate alla Chiesa cattolica.  Don Mariani se non avesse fatto il prete sarebbe stato un valido concorrente di Salvini, se non per l’originalità delle idee almeno per la veemenza con cui le manifesta. Stendo un velo pietoso non solo su questo editoriale ma anche, e forse soprattutto, sulla codarda indifferenza della Chiesa nuorese e della politica cittadina davanti a una simile operazione di becera propaganda politica, rifilata nelle case di migliaia di cittadini convinti di essere abbonati a un settimanale diocesano”.

“La più disgraziata propaganda xenofoba e il più volgare qualunquismo nelle parole di Don Mariani oggi sul settimanale diocesano di Nuoro – commenta Michele Piras, deputato di Art. 1 Movimento democratico e progressista – Parole che non mi sarei aspettato da un uomo di Chiesa, da coloro che dovrebbe almeno provare a comprendere gli ultimi, accoglierli, sostenerli. O almeno tentare un ragionamento più denso e intelligente sulle ragioni profonde che producono marginalità, fuga, esclusione sociale e bisogno. Invece ecco qui, come un Salvini qualsiasi: un condensato di stereotipi e luoghi comuni ai limiti della decenza, senza alcuna pietà. Toni pericolosi ed irresponsabili, perché ancora una volta (dall’alto di un pulpito) si soffia sulla fiamma della guerra fra gli ultimi, su un diffuso disagio sociale che già in troppi casi si è tramutato in atti di violenza nei confronti di migranti, rifugiati, rom, senzatetto. Chissà se era proprio questo il significato del messaggio evangelico. Io ho qualche forte dubbio, ma ho anche una certezza: il ‘disagio’ di cui parla Francesco Mariani lo si dovrebbe provare per la povertà e l’esclusione sociale, non per i poveri e gli esclusi”.

Francesca Mulas

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