Ottana, cordata Clivati per aree ex Eni. Industrie o impianti fotovoltaici?

Nella piana di Ottana, quella delle industrie in dismissione, qualcosa si muove. Potrebbe essere una cordata di imprese guidata da Paolo Clivati e un dirigente ex Montefibre a rilevare i capannoni vuoti  e i centinaia di ettari di terreno della Syndial (società dell’Eni). L’accordo ufficialmente non è stato perfezionato, ma la firma davanti al notaio è attesa nei prossimi giorni. I contenuti della compravendita sono sconosciuti persino ai sindacati che auspicano il rilancio dell’area semi-abbandonata: le uniche imprese operanti sono Ottana Energia di Paolo Clivati e Indorama, fabbrica che produce plastica per bottiglie, in cui Clivati possiede quote societarie: quasi 200 buste paga più l’indotto. Ci sono circa 500 famiglie nel Nuorese che ancora vivono di industria. Si attende di capire se ci sia un nuovo progetto industriale che porta occupazione, o se, come raccontano le voci che si rincorrono da giorni, l’imprenditore bresciano abbia in mente di acquisire i terreni per posizionare nuovi impianti fotovoltaici. Clivati infatti ha bisogno di energia a prezzi competitivi e a dicembre scade il termine del regime di essenzialità (utilizzo dell’energia a basso costo) concessogli dal Governo, d’altronde il progetto di riconversione a carbone della centrale, non è mai andato in porto perché osteggiato dal territorio.

I sindacati non stanno a guardare e già domani contano di contattare coloro che potrebbero essere i nuovi acquirenti: “L’area di Ottana ha bisogno di essere rilanciata – dice Sergio Zara, segretario dei chimici della Cgil -. Per noi gli acquirenti dei beni ex Eni sono i benvenuti a patto però che portino nuova occupazione”. Anche Felicina Corda, segretaria provinciale della Uil è dello stesso parere: “Attendiamo di sapere con precisione cosa si dovrà fare: tutto quello che porta occupazione e produttività è benvenuto, naturalmente diremo no a progetti che mirino esclusivamente al profitto”. Ma c’è anche la partita delle bonifiche ancora tutta da giocare: “L’Eni ha dismesso le sue attività lasciando solo macerie – rincara Michele Fele, segretario provinciale della Cisl -. Per noi è necessario intervenire sulle bonifiche che eliminerebbero l’inquinamento dalla piana e darebbero nuova occupazione. È necessario in questo senso anche l’intervento pubblico. Il nuovo governo regionale inoltre ci dovrà dare delle risposte sul piano energetico che è alla base di qualsiasi sviluppo in Sardegna”.

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