Omicidio Manuel, minori a processo: accusa chiede 18 anni di reclusione

Diciotto anni di carcere: è la condanna chiesta dall’accusa davanti al giudice del Tribunale per i minori di Cagliari ai due giovanissimi, un ragazzo e una ragazza che al momento del delitto avevano 17 e 16 anni, accusati di aver partecipato all’omicidio di Manuel Careddu, il 18enne massacrato sulle rive del lago Omodeo l’11 settembre 2018. Prima la sostituta, Grazia Manganello, poi anche la procuratrice, Anna Cau, hanno ricostruito tutte le fasi dell’omicidio chiedendo per entrambi gli imputati una condanna che partisse da 27 anni con lo sconto di un terzo per la scelta del rito abbreviato. I pubblici ministeri hanno riconosciuto le attenuanti generiche equivalenti alle aggravanti, così come previsto quando a commettere un reato sono dei minori. Come sempre l’udienza si è svolta a porte chiuse: oltre ai due giovanissimi imputati è presente in aula anche la mamma della vittima, che ha ascoltato in silenzio la requisitoria dei due pm. La sentenza è prevista per il 4 luglio.

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La procuratrice Cau ha sottolineato che la pena, vista proprio l’età degli imputati, dovrà essere rieducativa e non vendicativa. I due ragazzi sono difesi dagli avvocati, Gianfranco Siuni e Giancarlo Frongia. Sotto processo a Oristano, con rito abbreviato, ci sono i tre maggiorenni, tutti tra i 19 e i 20 anni, accusati di omicidio volontario pluriaggravato e occultamento di cadavere: si tratta di Christian Fodde, Riccardo Carta e Matteo Satta (assistiti dai legali Aurelio Schintu, Angelo Merlini ed Emanuele Tuscano). Manuel Careddu fu ucciso per 400 euro di hascisc venduto alla minorenne del branco che non gli furono mai dati, per questo lui ne rivendicava con insistenza il pagamento. Attirato in una trappola, il 18enne venne ucciso a badilate sulle sponde del lago Omodeo, nell’Oristanese, e poi sepolto nel terreno della famiglia di uno degli imputati, alla periferia di Ghilarza, dove gli inquirenti trovarono il corpo un mese dopo il delitto.

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Gli avvocati Frongia e Siuni hanno parlato per oltre tre ore e mezza davanti al giudice del Tribunale dei minori. Il legale dell’imputata adolescente ha chiesto alla giudice Michela Capone la sospensione del processo e l’affidamento in prova, in subordine il mancato raggiungimento della prova. L’avvocato Siuni, invece, ha sostenuto che il suo assistito non ha partecipato all’omicidio e che non fosse a conoscenza delle intenzioni dei suoi complici, sollecitando dunque solo una pena minima per l’occultamento di cadavere. Una volta ucciso Careddu, il minore avrebbe aiutato a nascondere il corpo. “Ho dimostrato che mancava la premeditazione – spiega il legale – poiché c’è un’intercettazione dalla quale risulta in maniera inequivocabile che il mio assistito non sapesse che cosa doveva succedere fuori dall’auto. Ora spettiamo sereni la decisione del Tribunale”.

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