Giulio Caria, unico indagato per l’omicidio della compagna Silvia Caramazza, trovata morta il 27 giugno 2013 in un congelatore nel proprio appartamento a Bologna, si è avvalso della facoltà di non rispondere davanti al pm Maria Gabriella Tavano. Era stato proprio il 35enne sardo di Berchidda, in carcere dal 30 giugno, a chiedere di essere sentito dagli inquirenti, una facoltà che spetta a chi ha ricevuto un avviso di conclusione indagine. L’uomo, trasferito dal carcere di Pesaro a Bologna per l’interrogatorio, ha chiesto che gli fosse letto il capo d’imputazione e dopo la lettura – durante la quale ha sempre sorriso – non ha voluto rispondere al pubblico ministero. Per Caria, assistito dagli avv. Savino Lupo e Agostinangelo Marras, verrà presto chiesto il rinvio a giudizio. Caria, accusato di omicidio con le aggravanti dello stalking, dell’aver agito con crudeltà e dell’occultamento di cadavere, il 17 dicembre era stato convocato dal Pm di fronte al quale si era già avvalso della facoltà di non rispondere. In precedenza aveva sostenuto la propria innocenza. La morte della donna, secondo quanto ricostruito dalle indagini della squadra mobile, e’ collocabile tra la tarda serata dell’8 e il 9 giugno.
”La strategia difensiva verrà estrinsecata in maniera chiara ed evidente solo in sede di udienza preliminare, che potrebbe essere fissata a breve”. Lo ha detto l’avvocato Savino Lupo, difensore di Giulio Caria. ”Abbiamo deciso, insieme al collega Marras, di aspettare di poterci raffrontare col giudice e affrontare le problematiche serie di questo processo – ha aggiunto – Quindi verranno evidenziate in quella sede le risultanze delle indagini difensive, per sostenere una difesa seria e valida”.