Olbia, arresti e sequestri al Geovillage: gli imprenditori respingono le accuse

Si sono svolti al Tribunale di Tempio Pausania gli interrogatori di garanzia degli indagati nell’inchiesta condotta dalla Guardia di finanza e dalla Procura su una presunta turbativa d’asta nell’ambito della procedura fallimentare del complesso turistico-sportivo Geovillage di Olbia. Davanti alla gip, Caterina Interlandi, sono comparsi Gavino Docche e suo figlio Fabio, entrambi agli arresti domiciliari, e il direttore del Cipnes, Aldo Carta, sul quale pende una richiesta di sospensione dall’esercizio di pubblico ufficio. Tutti gli indagati hanno respinto le accuse, ma due – Carta e Gavino Docche – hanno risposto alla giudice, mentre l’altro – Fabio Docche – si è avvalso della facoltà di non rispondere, rilasciando solo delle dichiarazioni spontanee.

Carta, spiegano i suoi legali, gli avvocati Marzio Altana e Alessandro Gentiloni, “rispondendo a tutte le domande, ha chiarito e documentato di aver sempre agito a tutela dell’interesse pubblico, in base a provvedimenti amministrativi la cui piena legittimità è stata riconosciuta dalla magistratura amministrativa e mai contestata dalla Procura. È amareggiato dall’accusa di aver turbato la procedura fallimentare, avendo invece spiegato e documentato come, negli anni, abbia sempre interloquito con gli organi della stessa allo scopo di concertare percorsi giuridici e condividere soluzioni che salvaguardassero tutti gli interessi in gioco, non ultimo quello, assai delicato, al recupero dei contributi erariali”.

Gavino Docche per oltre tre ore ha risposto alle domande del gip “spiegando puntualmente sia gli aspetti tecnici che fattuali della vicenda. Ha massima fiducia nella Giustizia e per il momento non intende rilasciare alcuna dichiarazione alla stampa”, dicono gli avvocati difensori, Pietro Carzedda e Gianluca Tognozzi. Il figlio di Gavino Docche, Fabio, si è avvalso invece della facoltà di non rispondere ma ha rilasciato dichiarazioni spontanee alla giudice Interlandi: “Il nostro assistito, molto scosso per la vicenda in cui è stato coinvolto, ha voluto spiegare al gip il ruolo che lui svolgeva nella gestione della struttura, dove si occupava esclusivamente della fase organizzativa e operativa, ma non di quella strettamente amministrativa e finanziaria”, sottolinea l’avvocato Bruno Cuccu, il legale che con il collega Pasquale Ramazzotti difende Fabio Docche. “In particolare ha tenuto a precisare che mai, in nessuna occasione ha nemmeno pensato di lasciare l’Italia per rifugiarsi a Dubai o in altro Paese straniero. Il nostro assistito ha moglie due figli piccoli qua a Olbia e non ha mai avuto intenzione di allontanarsi”.

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