Assume rilievo nazionale la protesta di un gruppo di archeologi sardi che una settimana fa ha lanciato online la petizione “Se mi abbandoni crollo” per scongiurare che alcuni importanti siti nuragici del Sulcis, senza un piano di gestione, vengano dimenticati. Nei giorni scorsi al loro fianco si è schierata anche la Conferedazione italiana degli archeologi: “I cantieri archeologici di manutenzione e scavo in atto al momento,- si legge in un post su Facebook – chiuderanno a fine giugno ma ancora non è stato presentato un piano gestionale per il futuro”.
L’iniziativa di protesta era stata lanciata da Matteo Tatti, Simona Ledda, Mauro Puddu ed Elisa Pompianu, responsabili dei cantieri al nuraghe Seruci, al nuraghe Sirai, nelle aree archeologiche di Sant’Antioco e Pani Loriga. La preoccupazione è data dal fatto che a pochi giorni dal 30 giugno, giorno della chiusura dei cantieri da diversi anni oggetto di manutenzione ordinaria, straordinaria e di scavi, ancora non ci sarebbe una bozza di piano per la loro gestione futura. “Si tratta di importanti luoghi storici, custodi della memoria collettiva e privata – è scritto nella petizione -, in cui l’assenza delle attività finora svolte avrà come effetto immediato l’accelerazione del processo di degrado dei beni culturali in essi custoditi, compromettendo la loro conservazione e ottimale fruizione pubblica”.
