Nuove indagini sui veleni di Furtei, la Procura riapre il fascicolo sul disastro dell’Eldorado sarda

Dopo i blitz del parlamentare Mauro Pili nel territorio devastato di Santu Miali, prende nuovo slancio l’inchiesta della Procura di Cagliari sui veleni di Furtei (leggi). Il pm Daniele Caria, come riporta oggi La Nuova, ha allegato al fascicolo aperto nel 2009 i filmati realizzati da Pili, oggi candidato alla presidenza della Regione sotto l’insegna di Unidos, nel bacino a monte della miniera, colmo di metalli pesanti come mercurio e arsenico e a rischio tracimazione.

Le ipotesi di reato sono due: disastro ambientale e bancarotta. La procura chiederà per prima cosa una perizia sullo stato dei luoghi e, in seconda battuta, andrà a scavare tra i vari atti amministrativi che riguardano ‘L’Eldorado sarda’, avventura chiusa sulla carta nel 2009, quando la società concessionaria dei diritti di perforazione fu dichiarata fallita dal Tribunale di Cagliari.

La vicenda è stata riportata in auge da un documentario realizzato dal giornalista americano John Dougherty, ‘Cyanide beach’, la spiaggia al cianuro (guarda) L’autore dell’inchiesta, premiata al Yosemite film festival solo pochi giorni fa, ha pubblicato anche una serie di documenti sui molteplici passaggi societari grazie ai quali la società australiana titolare dei pozzi, la Gold mines of Sardinia, passò le quote della controllata Sardinia Gold mining, ai primi del 2003, a una serie di società canadesi guidate dalle stesse persone che, oggi, stanno tentando di avviare una miniera di rame a cielo aperto in Arizona. Sono gli stessi ‘capitani d’industria’ che, nel 2008, sono scappati da Furtei senza l’ombra di una bonifica.

Secondo Pili, dopo il fallimento della Sardinia gold mining – presieduta tra il 2001 e il 2003 dall’attuale governatore Ugo Cappellacci (leggi) – gli stessi dirigenti tentarono, senza successo, di ‘importare’ cianuro e arsenico nel Sulcis, dove avrebbero voluto estrarre piombo e zinco con gli stessi metodi che hanno distrutto le colline furteresi di Santu Miali con una nuova società la King Rose mining. Il tentativo però, nonostante diversi abboccamenti, sostiene Pili, naufragò.

L’iniziativa del parlamentare di Unidos ha scatenato feroci polemiche anche sul piano politico. Pur senza mai citarlo, Pili indica in Cappellacci – diretto competitor alle prossime Regionali – uno dei responsabili dello scempio consumato in Marmilla, in qualità di presidente della Sardinia Gold mining. L’attuale governatore ha sempre respinto le accuse, sostenendo che, una volta subodorato che qualcosa non andasse per il verso giusto, aveva lasciato l’incarico denunciando la vicenda. Di quest’ultimo passaggio però, non si trova traccia. Ci sono, al contrario, le dichiarazioni che Cappellacci fece nel 2002 (leggi): respingeva gli attacchi degli ambientalisti, che ventilavano l’ipotesi di un danno ambientale gravissimo e, anzi, rilanciava, auspicando l’inizio di una campagna di scavi a monte Ollasteddu, nel comune di Perdasdefogu, e a Osilo, nel sassarese. Inutile dire che le trivelle non vennero mai accese.

 

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