Nuova centrale Eurallumina, “impatto sanitario da 10 milioni di euro l’anno”

Dieci milioni di euro l’anno. Tanto verrebbe a costarci la nuova centrale a carbone dell’Eurallumina. La stima della spesa che comunità e casse pubbliche dovrebbero sostenere per far fronte all’impatto sanitario dell’impianto la fa il presidente Isde – Sardegna Vincenzo Migaleddu, basandosi su dati dell’Agenzia europea per l’ambiente. E aggiunge: “Nel caso della centrale Enel ‘Grazia Deledda’ i costi arrivano a 100 milioni di euro l’anno. Appare dunque riduttivo giustificare la scelta del carbone sulla base della sua economicità, bisogna considerare i costi socio-sanitari di cui è causa, anche attraverso lo strumento della valutazione d’impatto sanitario”.

Attenzione, materiale radioattivo

Tumori ed altre patologie legate all’inquinamento industriale presentano dunque un conto salatissmo, specie a Portovesme. Ovvero all’interno di un Sin (Sito d’interesse nazionale) per la bonifica, dove la popolazione è già messa a dura prova da decenni di veleni. “Si tratta di un mix letale di metalli pesanti e diossine a cui vanno aggiunti i Tenorm ovvero quei materiali che aumentano il proprio livello di radioattività in seguito al processo di lavorazione cui sono sottoposti. Isotopi radioattivi come l’Uranio 238, il Torio 232/234 e il Radon 222 si trovano sia nelle emissioni che nelle ceneri del carbone. Il punto è che questi andrebbero a sommarsi a quelli generati dalla lavorazione della bauxite realizzata sempre dall’Eurallumina. Il proponente, però, sembra all’oscuro della normativa europea, visto che nello Studio d’impatto ambientale non si trova il minimo accenno alla direttiva Euratom”, spiega Migaleddu, che ha elencato le criticità del progetto targato Eurallumina in un dossier di 55 pagine indirizzato al Servizio valutazione impatti ambientali dell’Assessorato all’Ambiente.

Piombo in aumento

Di fronte al pericolo radioattività impallidirebbero perfino gli inquinanti come metalli pesanti, idrocarburi policiclici aromatici e diossine, se non fosse che con la nuova centrale si prevede anche un loro aumento. “Stando al progetto, ad esempio, il piombo emesso dall’impianto aumenterà di 790 kg l’anno – spiega Migaleddu -. Ma all’Eurallumina poco importano le ordinanze con cui il comune di Portoscuso ha imposto il divieto di commercializzare e l’obbligo di distruggere alcune partite di latte prodotto in zona”. I vertici aziendali fanno poi riferimento a quei passaggi del Piano energetico varato da Cappellacci nel febbraio 2014 in cui si auspica l’applicazione di tecnologie volte a limitare l’impatto ambientale delle nuove centrali. “Peccato, però, che il progetto tecnico non lasci intravvedere alcuna ‘tecnologia pulita’. Si tratta, in altri termini, di una mera dichiarazione d’intenti con cui l’Eurallumina cerca di accedere agli incentivi del Piano Sulcis”, attacca Migaleddu. Pertano, per il presidente Isde, “qualsiasi procedura autorizzativa che non colga l’aggiramento delle norme in materia ambientale che hanno caratterizzato le condotte dei dirigenti della società, ora al vaglio della magistratura, risulterebbe un atto a copertura di tali comportamenti illegali”.

Prezzo dell’energia destinato a salire

Per Migaleddu, le criticità dell’intervento non finiscono qui: “Si dice che con la nuova centrale s’intende abbattere i costi energetici, ma il proponente prevede di immettere in rete il 30% dell’energia elettrica generata a un prezzo incentivato, come stabilito dal contratto take or pay di cui si parla nell’addendum al protocollo d’intesa tra Eurallumina, Regione e ministeri romani”. E aggiunge:“Stando coì le cose, il prezzo dell’energia in Sardegna è destinato a salire: le cosiddette tariffe incentivanti verranno scaricate nelle bollette degli utenti del servizio elettrico, già chiamati a sostenere gli incentivi legati all’essenzialità di cui beneficiano le centrali E.on-Fiume Santo, Enel-Grazia Deledda e Ottana Energia, pagate per rimanere ferme e subentrare nel caso in cui si debbano aggiustare eventuali cali di tensione della rete. È evidente come una siffatta situazione, insieme alla posizione dominante della Saras nel mercato sardo dell’energia, crei un esubero di soggetti imprenditoriali spinti da interessi speculativi e non interessati agli aspetti occupazionali”. “A dimostrazione del fatto che il regime dell’essenzialità risulta inutile, vale la pena ricordare che la fermata durante tutto il mese di maggio della centrale Grazia Deledda non ha creato nessun problema alla rete elettrica”, conclude il radiologo.

Piero Loi

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