Naufragio nelle Bocche di Bonifacio: doppia inchiesta sulla nave Rhodanus

Una duplice inchiesta da parte delle autorità marittime italiane e francesi  è stata avviata sul naufragio della nave cargo Rhodanus,  il mercantile  andato ad incagliarsi alle tre del mattino di domenica sugli scogli affioranti di Cala Longa, una caletta tra Bonifacio e Porto Vecchio, in piena area marina protetta delle Bocche di Bonifacio. Ieri i sommozzatori della marina francese e del Centre Régional Opérationnel de Surveillance et de Sauvetage (CROSS),  su incarico della prefettura marittima di Ajaccio, hanno effettuato le immersioni per verificare lo stato di tenuta della chiglia e dell’opera viva, la parte sommersa della nave che trasporta un carico di 2.600 tonnellate di bobine di acciaio.

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L’impatto con il fondale non ha  fortunatamente aperto falle ma oltre mezza chiglia è in pratica adagiata sugli scogli, rendendo impossibile il disancaglio della nave che, stando alle prime valutazioni, dovrà essere alleggerita del suo carico prima d’essere presa a rimorchio.

“Le immersioni mostrano in particolare che il Rhodanus è in gran parte posato sul fondo – hanno spiegato i portavoce della prefettura marittima – e ora è in corso la valutazione delle operazioni da svolgere per rimorchiare la nave in un porto”. Nel frattempo l’equipaggio, tratto in salvo dalle motovedette  e da un elicottero della gendarmeria marittima di Bonifacio, è stato sottoposto ad un lungo interrogatorio per capire cosa sia successo a bordo e perché dalla nave, nonostante gli allarmi delle stazioni Vts di La Maddalena e Pertusato, in Corsica, nessuno ha dato segni di vita.

Il pericolo di collisioni o naufragi che possono mettere a rischio l’intero sistema ecologico marino e terrestre delle Bocche di Bonifacio è stato già evidenziato dal sindaco di La Maddalena, Luca Montella, al quale si e aggiunto ieri l’appello alle autorità marittime di Francia e Italia del sindaco di Bonifacio,  Jean Charles Orsucci, che sollecita l’attivazione dei servizi di pilotaggio per le navi che attraversano le Bocche di Bonifacio. 

Dal 2011 lo stretto di Bonifacio è stato incluso nelle aree Pssa, area marina di particolare sensibilità. Per mantenere questa certificazione l’Imo impone ai governi italiano e francese misure di protezione particolari. Rotte tracciate; controllo radar e pilotaggio raccomandato. Solo nel 2014, grazie al contributo del comando generale delle Capitanerie di porto e della direzione marittima del nord Sardegna, i piloti di Olbia e Porto Torres, uniti nella ‘Bonifacio strait pilots’ sono stati abilitati a questo servizio. Sono considerati i custodi delle Bocche, ma soltanto a chiamata. Le navi che lo stretto non sono infatti obbligate a chiedere la loro assistenza a bordo quando passano nelle Bocche. Il pilotaggio è solo consigliato. In pratica nessun armatore ha mai richiesto questo servizio nonostante gli oltre 3.500 passaggi annui di navi di ogni stazza e categoria, dai cargo alle gigantesche navi passeggeri. 

Sul caso sono intervenuti gli Agenti marittimi della Sardegna e Federagenti, la federazione degli agenti marittimi italiani. “Dire ‘lo avevamo detto’ sarebbe fin troppo semplice e non porterebbe ad alcun risultato. Ma ricordare che il sottoscritto e l’associazione degli Agenti Marittimi della Sardegna che mi onoro di rappresentare, siamo da una decina di anni che allarmiamo le istituzioni su un possibile disastro ambientale nello spazio acqueo delle Bocche di Bonifacio, credo che sia un atto dovuto, almeno al fine di far capire quanto alto sia il livello di pericolo che ogni giorno si corre in uno dei tratti di mare più belli e sensibili al mondo”, evidenzia in una nota il presidente degli Agenti marittimi della Sardegna, Giancarlo Acciaro. “L’incidente del mercantile Rhodanus che si è incagliato negli scogli della spiaggia di Cala Longa, nei pressi di Bonifacio, non può essere considerato una casualità. Il rischio di un errore di rotta in quello specchio acqueo esiste ed è reale, pertanto bisognerà ringraziare
solo la buona sorte se si riuscirà a limitare lo sversamento in mare di sostanze inquinanti. L’argomento è noto, oltre che abbondantemente discusso nei convegni e dibatti che puntualmente come Associazione organizziamo. È appunto in quelle occasioni che rilanciamo l’esigenza di tutelare i nostri mari da possibili disastri ambientali, in particolare quelli derivati da incidenti che possano mettere a serio rischio il delicato ecosistema marino delle Bocche di Bonifacio, spazio di mare di altissimo pregio ambientale”.

E il presidente dell’associazione aggiunge “La nostra sensazione è, comunque, che le istituzioni di competenza stiano sottovalutando i seri pericoli di danno ambientale che scaturirebbe da un possibile incidente di una nave in transito nello stretto delle Bocche di Bonifacio. Sottovalutazione smentita puntualmente dall’incidente del Cargo battente bandiera di Antigua Barbuda. La preoccupazione della nostra Associazione, che rafforza quella del sindaco di La Maddalena, deriva dal fatto che il canale che divide la Sardegna dalla Corsica, è solcato da circa 3.500 navi mercantili l’anno (di cui solo il 36% appartengono alle marinerie Italiane e Francesi) e che moltissime di queste non navigano in perfette condizioni di sicurezza. Parliamo soprattutto di quelle con bandiere appartenenti a paesi che non hanno la nostra stessa sensibilità ambientale”. E il presidente degli Agenti marittimi della Sardegna propone di “creare un’organizzazione che comprenda i sistemi di pilotaggio (compresi quelli tecnologici), il servizio rimorchiatori, i vigili del fuoco, le autorità marittime e quant’altro occorra per evitare anche il più lontano pericolo di rischio ambientale sulle Bocche. Di fatto, già da tempo l’Imo (International maritime organization) ha dichiarato l’area dello Stretto di Bonifacio ‘Area marina particolarmente sensibile’ e, pertanto, soggetta all’attivazione di pilotaggio controllato. Quanto è accaduto ieri ci fa capire che è indispensabile non perdere ulteriore tempo e che incidenti di quel tipo non ne debbano più accadere, ne va del futuro dell’eco-sistema di un’area marina di straordinaria valenza ambientale e sociale”.

Federagenti interviene per dire no alla chiusura dell’area alle navi. “Siamo contrari a misure radicali di totale interdizione della navigazione e quindi all’obbligo di circumnavigazione delle isole, quando esiste la possibilità di una navigazione sicura, sorvegliata e tutelata anche attraverso un intervento pubblico – ha evidenziato – Gian Enzo Duci, presidente di Federagenti -. Ci hanno definiti Cassandre perché da almeno 5 anni avevamo fatto scattare l’allarme sul rischio Bocche di Bonifacio. È una magra consolazione affermare oggi l’avevamo detto e poco giova che siano state inserite dall’International Maritime Organisation (Imo) nella lista dei 20 siti nel mondo che necessiterebbero per il loro valore ambientale di una particolare protezione: si perpetua il paradosso per cui le navi battenti bandiera italiana e francese non transitano attraverso le Bocche che sono e restano invece aperte indiscriminatamente e senza controllo a qualsiasi tipo di nave e di carico battenti altre bandiere”.

 

Giampiero Cocco

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