Ilaria, che sfida la scoliosi a colpi di fioretto

Una maschera, un fioretto e una carrozzina. Ilaria Muresu ha scelto di sfidare così la sua scoliosi. Si è messa in guardia e l’ha invitata a salire in pedana: “E adesso fatti sotto”. Ha 15 anni, vive a Olbia, e ogni settimana compie un viaggio di 115 chilometri per andare ad allenarsi.

Sì, perché lei cammina, ma quando deve tirare di scherma si siede. E sono pochissimi i centri attrezzati in Sardegna. Ce n’è uno a Sassari e uno a Cagliari, ma per Ilaria il più vicino è quello del Club scherma Nuoro. Ha iniziato nel settembre 2013, e nella primavera dell’anno prossimo già conta di partire per Rimini, per la sua prima gara nazionale. Un obiettivo che la aiuta ad affrontare i periodi difficili che la scoliosi le ha messo davanti.

Lo sport è la medicina migliore. Ci aveva già provato da piccola, col nuoto, ma era quasi annegata in piscina, poi era passata alla danza. In mezzo una sfortunata operazione alla colonna vertebrale, 18 ore sotto i ferri e un risveglio traumatico. “Era il 15 marzo 2011 – racconta Ilaria -. Durante l’intervento ho avuto un arresto cardiaco e due paralisi. Le mie gambe non si svegliavano più, forse perché mi avevano tirato troppo la schiena”.

Ricorda tutto, anche fin troppo bene: “Mi sono vista dall’alto, io e il mio corpo pieno di sangue, poi mi sono svegliata a pancia in giù e non riuscivo a urlare. Avevo la maschera dell’ossigeno, ma non lo capivo. Poi ho sentito qualcosa nel cuore, credo fosse il defibrillatore, quindi sono entrata in coma farmacologico per tre o quattro giorni”. E mentre lei viveva nello stato di incoscienza indotto dai medici, mamma e papà temevano il peggio: “Pensavano che non mi sarei svegliata più. In tutto sono stata un mese e mezzo in un letto d’ospedale”.

Quando si è ripresa è tornata alla sua passione, la danza, poi ha scoperto la scherma: “Mi è sempre piaciuta, la faceva e la fa ancora mio cugino”. Il punto di riferimento, però, è Bebe Vio, 16enne di Mogliano Veneto, già nazionale italiana, la prima al mondo a tirare di scherma con tutti e quattro gli arti amputati. “Un giorno spero di poter tirare con lei, di far parte della stessa squadra”, racconta Ilaria, che per Bebe nutre profonda stima. “È una bella persona. È proprio bellissima quando sorride”.

Anche Ilaria ha un sorriso splendido, sebbene a volte non riesca proprio a esprimerlo: “Ho tanta rabbia dentro, ho sempre più bisogno di sfogarmi”. E la scherma le dà una grossa mano, anche se per ora sono solo allenamenti, e nessuna sfida: “A Nuoro sono l’unica a tirare in carrozzina, quella di Rimini sarà la mia prima gara”. Mancano ancora tanti mesi, ma la sfida è già iniziata. Lezione dopo lezione, a sudare in palestra sotto la divisa “come solo agli schermidori capita”, a godersi ogni minuto, ogni parata, ogni affondo. Perché l’assalto più importante è quello contro i propri incubi, e il premio finale è il più bello che ci sia: il sorriso.

Gabriele Lippi

Diventa anche tu sostenitore di SardiniaPost.it

Care lettrici e cari lettori,
Sardinia Post è sempre stato un giornale gratuito. E lo sarà anche in futuro. Non smetteremo di raccontare quello che gli altri non dicono e non scrivono. E lo faremo sempre sette giorni su sette, nella maniera più accurata possibile. Oggi più che mai il vostro supporto è prezioso per garantire un giornalismo di qualità, di inchiesta e di denuncia. Un giornalismo libero da censure.

Per ricevere gli aggiornamenti di Sardiniapost nella tua casella di posta inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Related Posts
Total
0
Share