L’indipendentista Doddore Meloni, deceduto il 5 luglio 2017, sarebbe morto per le condizioni di salute cagionevoli legate al prolungato sciopero della fame, ma non ci sono responsabili per la sua morte né è possibile dimostrare se, trattamenti più adeguati, avrebbero potuto salvargli la vita. È la conclusione a cui sono arrivati gli esperti del team nominato dalla Procura che ha convinto la sostituta Maria Virginia Boi a chiedere al Gip l’archiviazione del fascicolo contro ignoti aperto per omicidio colposo a seguito del decesso. Ma i difensori e la famiglia non si rassegnano ed è probabile che vi sia opposizione alla richiesta.
Il leader dell’autoproclamata Repubblica di Malu Entu era stato arrestato per una condanna passata in giudicato legata a reati fiscali, ma aveva iniziato subito lo sciopero della fame che ha proseguito per 40 giorni. A guidare il team di esperti della Procura c’era il medico legale dell’Università di Cagliari, Roberto Demontis, che ha identificato in una “broncopolmonite” la causa finale del malore fatale, ma in un quadro già debilitato per la protesta. Notificata ieri la richiesta di archiviazione del Pm, lo storica avvocata di Meloni, Cristina Puddu, ha sfogato su Facebook la sua rabbia. “Signore e signori – scrive la legale, anche lei tra i leader del movimento indipendentista – questa è la giustizia riservata a Doddore Meloni. Archiviazione uguale nessun colpevole. Ma noi siamo pronti a combattere per la verità”.