A Monte Pino pagano solo le vittime: tutta la zona ancora piena di rifiuti

Agli investigatori eco-ambientali che starebbero portando avanti una approfondita indagine “per la rimozione di rifiuti speciali e pericolosi”, non sarà certamente sfuggito lo stato di degrado e di totale abbandono di rifiuti pericolosi e speciali in cui versa l’area di cantiere della frana di Monte Pino.

E quasi certamente avranno convocato in caserma, al pari del marito di Valentina Gelsomino (la sopravvissuta alla voragine apertasi sulla strada di Monte Pino il 18 novembre del 2018) e degli eredi di Bruno Fiore, uno dei tre morti in quel tragico tracollo stradale, anche i rappresentanti legali dell’impresa ‘Imp Costruzioni Generali’ di Carloforte per notificare loro l’intimazione, entro i sessanta giorni previsti dalla legge, di rimuovere le decine di tonnellate di rifiuti speciali – idrocarburi solidi che compongono asfalto e bitume -, le carcasse dei vecchi tubi zincati che armavano la condotta per lo smaltimento delle acque sotto il terrapieno crollato, e le altre centinaia di tonnellate di materiali inquinanti che sono stati abbandonati nell’area del cantiere, sulla strada provinciale e nei terreni attigui occupati sino a poco meno di un anno fa. [Prosegue dopo le foto]

LEGGI ANCHE: Monte Pino, un cantiere in abbandono. Lavori sospesi e futuro ancora incerto

Un’indagine sui cui accertamenti compiuti finora e le eventuali denunce a carico dei presunti responsabili per inquinamento ambientale (art.452 bis, 1° comma) trasmesse alla competente procura della Repubblica nulla è dato a sapere. Mentre si è venuti a conoscenza, nell’ambito di questa riservatissima indagine, soltanto di un particolare che ha indignato tutta Italia: la richiesta di recupero e smaltimento delle carcasse delle due auto precipitate nella voragine con i loro passeggeri, tre dei quali morti e una quarta viva per miracolo. Che quel sito fosse una discarica di inerti, rifiuti speciali e pericolosi a cielo aperto è un fatto noto. Come è previsto, perché contemplato tra i capitolati d’appalto tra l’Anas e l’impresa, che lo smaltimento di tutti i rifiuti presenti o prodotti nel cantiere doveva essere effettuato a carico della impresa appaltante.

LEGGI ANCHE: Monte Pino, quei tre morti dimenticati: “Una tragedia ancora senza giustizia”

All’Anas, che aveva dato in appalto all’impresa di Carloforte i lavori per la realizzazione di un viadotto e di ripristino della arteria stradale collassata, si stanno predisponendo gli atti per un nuovo bando d’appalto, dopo la revoca decisa per inadempienza contrattuale da parte della ‘Imp Costruzioni generali’. Le uniche notifiche ufficiali arrivate sinora all’Ente nazionale per le strade e alla ex provincia di Sassari, che gestisce la strada provinciale n.38 Olbia-Tempio, riguardano l’indagine penale avviata dopo il crollo del 18 novembre del 2013, compresi i provvedimenti di sequestro e successivo dissequestro del tratto di strada incriminato. Un dissequestro che ha consentito l’avvio dei lavori di ripristino sospesi, per abbandono dell’impresa, poco meno di un anno fa.  [Prosegue dopo le foto]

La nuova e riservata indagine eco-ambientale, che ha avuto ampia eco nella cronaca nazionale per l’intimazione ai proprietari o eredi delle auto incidentate di rimozione immediata, dovrebbe ora sfociare in doverose denunce penali per i (presunti) responsabili di tale scempio. Se così non fosse si sarebbe consumato, ai danni dei familiari di Bruno Fiore, della moglie Sebastiana Brundu, della loro consuocera Maria Loriga e della sopravvissuta Valentina Gelsomino, che da sei anni attendono risarcimenti e giustizia, l’ennesimo e gravissimo atto di ingiustizia, prevaricazione e abuso di potere portato avanti, parafrasando Massimo Gramellini del Corriere della Sera, “da un algoritmo di Stato” impazzito.

 

Giampiero Cocco

Diventa anche tu sostenitore di SardiniaPost.it

Care lettrici e cari lettori,
Sardinia Post è sempre stato un giornale gratuito. E lo sarà anche in futuro. Non smetteremo di raccontare quello che gli altri non dicono e non scrivono. E lo faremo sempre sette giorni su sette, nella maniera più accurata possibile. Oggi più che mai il vostro supporto è prezioso per garantire un giornalismo di qualità, di inchiesta e di denuncia. Un giornalismo libero da censure.

Per ricevere gli aggiornamenti di Sardiniapost nella tua casella di posta inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Related Posts
Total
0
Share