Mirko ucciso, confessione dell’omicida: il racconto di come ha raggiunto la casa

Sono stabili ma sempre gravi le condizioni di Paola Piras, la 50enne di Tortolì accoltellata ieri all’alba dall’ex compagno Masih Shahid, operaio 29enne di origine pakistane. La missione omicidia si è conclusa con la morte di Mirko Farci, il figlio della Piras, che ha provato a difendere la madre, ma è stato massacrato sino all’ultimko respiro. Sempre con quella lama con la quale l’operaio voleva uccidere la sua ex.

La donna, colpita con 17 coltellate in tutto il corpo, è stata sottoposta ieri a un lungo intervento chirurgico. È  ricoverata nel reparto di Rianimazione dell’ospedale di Lanusei, dove è giunta era arrivata in condizioni disperate. La lama ha raggiunto doversi organi interni, come reni, pancreas e polmoni.

L’omicida, invece, è stato catturato dopo alcune ore di fuga dai carabinieri e interrogato dalla Pm Giovanna Morra nella tarda serata di ieri. Dopo aver confessato, l’operaio ha fornito la sua versione dei fatti: sarebbe entrato nella casa di via Monsignor Virgilio, dove madre e figlio vivevano, arrampicandosi su un pluviale fino al primo piano della palazzina dove abita il padre di Paola Piras, in precarie condizioni di salute. Da qui avrebbe preso il coltello con il quale ha ucciso Mirko e ferito gravemente la mamma, quindi sarebbe salito per le scale nell’appartamento al secondo piano dove dormivano Paola e il figlio. Ha ammesso anche la sua gelosia nei confronti di quella che fino al novembre 2020 era stata la sua compagna e i sospetti che avesse un altro. Da lì erano seguiti i maltrattamenti nei confronti della donna che poi lo ha denunciato.

Secondo il racconto del reo confesso, la misura di divieto di avvicinamento inflittagli dal giudice di Lanusei, non avrebbe impedito in questi mesi messaggi e uscite con Paola, qualche volta persino in pubblico. L’operaio, che dopo l’arresto ha rischiato il linciaggio da parte di una folla inferocita, ieri sera è stato rinchiuso nel carcere di San Daniele in isolamento. Un gruppo di persone lo ha aspettato fuori dalla caserma dei carabinieri e mentre veniva trasportato al comando provinciale di Lanusei, per l’interrogatorio, gli ha urlato di tutto.

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