Il futuro dei minatori passa per le bonifiche e il turismo. Perché anche con la fermata dell’attività mineraria restano fondamentali le figure professionali (ora alle prese con il rinnovo del contratto nazionale di lavoro) che si sono formate negli anni. In tutta la Sardegna i minatori sono circa 500 e in tutta Italia poco meno di tremila. Nella maggior parte dei casi i lavoratori sono minatori impegnati in attività pubbliche e distribuiti tra l’Igea, la Carbosulcis, la miniera di Olmedo e Silius.
Proprio in questi giorni sono terminate le assemblee con le organizzazioni sindacali di categoria Filctem (Cgil), Femca (Cisl) e Uiltec (Uil) propedeutiche alla predisposizione della piattaforma che dovrà poi discutere della proposta di rinnovo e dell’aumento stimato in 174 euro all’anno per il triennio 2019, 2021. Il 12 aprile ci sarà l’incontro con la delegazione che sta seguendo la trattativa per affrontare l’argomento. Per Nino D’Orso, della segreteria regionale Femca si tratta di “un passo significativo per una categoria che ha ancora una certa importanza”. Non professione da archiviare ma, come rimarca il sindacalista, “da valorizzare”.
“Per i minatori c’è ancora un futuro, anche se, naturalmente, le competenze saranno utilizzate in maniera differente – argomenta D’Orso -. Il motivo è semplice: cessata la produzione dovranno essere portati avanti tutti gli interventi necessari per la messa in sicurezza di siti, impianti e aree vicine”. Interventi che riguarderanno sia i siti minerari metalliferi, sia quelli del carbone.
“Si tratta di opere necessarie per favorire la cosiddetta fase due – continua – ossia quella che dovrebbe spianare la strada verso un nuovo utilizzo dei siti ex minerari sia attraverso una valorizzazione turistica, sia attraverso un nuovo percorso produttivo”. In diversi centri dell’Isola il percorso è già iniziato e non è certo un caso che diversi siti ex minerari (è il caso di Porto Flavia a Masua, Galleria Herny a Buggerru) o quelli di Montevecchio si siano trasformati in mete per turisti ed escursionisti oltre che di appassionati studiosi di archeologia industriale.