Miniera al veleno, il Grig: “Chi paga per il disastro di Furtei”?

Il Gruppo d’intervento giuridico torna alla carica sulla “pesantissima crisi ambientale” legata all’abbandono della miniera d’oro di Furtei. Oltre a chiedere a chi di competenza quali attività siano state programmate per “la messa in sicurezza del cantiere minerario, per la bonifica e per il ripristino ambientale”, l’associazione ecologista guidata da Stefano Deliperi ha posto un semplice interrogativo: cosa si sta facendo per il pagamento delle spese da parte del soggetto privato che ha sfruttato il giacimento?

In merito, il Grig ha inviato l’istanza al ministero dell’Ambiente, al presidente della Regione Francesco Pigliaru e all’assessore all’Industria Maria Grazia Piras, ai sindaci di Furtei, Segariu, Sardara, Serrenti e Guasila, al Dg dell’Arpas e ai vertici del Corpo forestale, ai carabinieri del Noe e, “per le attività di competenza”, alla Procura della Repubblica di Cagliari e al Procuratore regionale della Corte dei conti. Inoltre, “grazie alla preziosa attività dell’avv. Carlo Augusto Melis Costa, del Foro di Cagliari – si legge in una nota – saranno inoltre effettuate le necessarie iniziative per intervenire nei procedimenti penali aperti sui gravissimi fatti di inquinamento ambientale”.

“Precedenti istanze (4 settembre 2009, 8 luglio 2013) – si legge ancora nel documento firmato da Deliperi – erano state inviate al momento dell’abbandono del cantiere estrattivo da parte della Società mineraria in assenza delle necessarie operazioni di messa in sicurezza e di ripristino ambientale e al momento dell’avvio delle fasi di bonifica ambientale, visto l’utilizzo pluriennale di cianuro, mercurio e altri metalli pesanti, nonostante la presenza della Regione autonoma della Sardegna nella titolarità del capitale sociale”.

Ma qual è la situazione attuale? “Dopo i primi interventi di emergenza da parte della Giunta regionale (deliberazione n. 34/20 del 20 luglio 2009– stanziamento di 250 mila euro – e deliberazione n. 37/7 del 30 luglio 2009 – predisposizione del piano di caratterizzazione) – scrive il Grig – l’esecutivo isolano con la deliberazione n. 43/42 del 6 dicembre 2010, con grave ritardo, ha affrontato sul piano finanziario la pesantissima crisi ambientale conseguente all’abbandono della miniera d’oro di Santu Miali, fino a quel momento vigilata solo grazie all’abnegazione dei dipendenti licenziati dalla società mineraria. La progettazione e realizzazione dei lavori di ripristino ambientale sono stati affidati alla società in house Igea. L’importo complessivo previsto dei lavori (da completare entro il 2015) era di 16 milioni di euro”.

“Con la recente deliberazione Giunta regionale n. 10/25 del 17 marzo 2015 sono state riprogrammate le risorse disponibili per il “Piano Pluriennale di Sviluppo finalizzato alla bonifica, recupero e riconversione economica delle aree minerarie dismesse, o in via di dismissione, della Regione Sardegna” (leggi n. 221/1990, n. 204/1993 e legge regionale n. 22/2002) con riferimento alla miniera dismessa Sardinia gold mining. Non si ha, invece, alcuna notizia di iniziative poste in essere dalla Regione autonoma della Sardegna per ottenere il pagamento delle spese per la messa in sicurezza e il ripristino ambientale da parte del Soggetto che rivestiva la qualifica di concessionario minerario, perlomeno mediante l’escussione delle fideiussioni di legge prestate”.

E la Regione, per mantenere la situazione sotto controllo, dopo la fuga del soggetto concessionario, ha dovuto metter mano al portafogli e sganciare una marea di soldi pubblici. “Privatizzare i profitti e socializzare le perdite, l’ennesimo esempio del capitalismo made in Sardistàn – scrive Deliperi -. Se un euro pubblico dev’essere erogato, deve avvenire esclusivamente per il ripristino ambientale di un territorio ampiamente devastato, importi poi da ottenere anche in via coattiva dalla Società mineraria. Non un soldo deve andare per sostenere ancora il profitto privato. Per diverso tempo – ricorda il Grig – presidente del Consiglio di amministrazione della Sgm è stato il già Presidente della Regione Ugo Cappellacci. È possibile ora avere un po’ di giustizia per la Terra e il popolo inquinato?”.

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