Migranti, presto due nuovi hotspot. A Cagliari previste delle strutture mobili

Presto due nuovi hotspot a Mineo e Messina (i posti complessivi passeranno da 1.600 a 2.800), mentre saranno attivate sei strutture mobili a Cagliari, Reggio Calabria ed in altre 4 località, pronte ad intervenire sui porti di sbarco. Diversi hotspot di secondo livello saranno poi aperti per i migranti da rimpatriare. Questa – si apprende – la posizione che il Viminale sta definendo nella lettera che, forse già domani, invierà alla Commissione Europea. Il ministero chiede alla Ue di accelerare su rimpatri e relocation.

Alla lettera stanno lavorando gli uffici del capo della Polizia, Franco Gabrielli e del capo Dipartimento delle Libertà civili ed immigrazione del ministero, Mario Morcone, per dare risposte puntuali ai rilievi contenuti in una comunicazione inviata da Matthias Ruete, capo della direzione immigrazione della Commissione europea. Gli sbarchi delle ultime settimane hanno messo in crisi il sistema che per ora si fonda su quattro hotspot (Lampedusa, Trapani, Pozzallo e Taranto) dove fare le procedure di identificazione e fotosegnalamento di chi sbarca. In vista del probabile aumento dei flussi con l’estate, l’Italia conta così di attivare due nuove strutture fisse più sei mobili in diverse località, tra cui Cagliari.

La lettera contiene anche una serie di chiarimenti tecnici sugli hotspot galleggianti: la proposta potrebbe essere quella di inviare una nave – in collaborazione con Frontex – per fare una prima sperimentazione. Nella missiva il Viminale spiega le modalità di accoglienza a bordo e chiarisce il quadro legale delle operazioni da realizzare in mare. Una volta distinto chi ha diritto a chiedere asilo dal migrante cosiddetto economico (che in queste settimane sono la maggioranza), si punta a creare un sistema di “hotspot di secondo livello” in diverse regioni dove sistemare coloro che sono destinati ad essere rimpatriati. Ma proprio quello dei rimpatri è il punto centrale. Se non partono quelli europei – è la posizione del ministero – il sistema non regge, perché come ha dimostrato la negativa esperienza dei Cie, strutture carcerarie dove rinchiudere i migranti da espellere non sono sostenibili senza l’organizzazione di frequenti voli di rimpatrio – finanziati dall’Europa – di chi non ha diritto a rimanere sul territorio nazionale. Accanto ai rimpatri, l’Italia chiede anche di accelerare la relocation: finora solo poco più di 600 profughi sono stati trasferiti dall’Italia agli altri Paesi europei dallo scorso ottobre. Mentre il piano Juncker prevedeva lo spostamento di 20mila persone dall’Italia in due anni.

LEGGI ANCHE: Migranti, nuovo hotspot a Cagliari? L’ipotesi non piace a Bruxelles

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