Sull’editoria sarda, si addensano nuvoloni carichi di licenziamenti. Perché entro il 31 dicembre La Nuova dovrà uscire dal perimetro GEDI, come disposto dall’Antitrust, senza poter più ricorrere alla formula dell’affitto della testata ad un soggetto esterno; cioè all’attuale soluzione-ponte. GEDI, dall’anno scorso, ha avviato varie trattative preliminari per riuscire ad individuare un possibile acquirente. Con la Tosinvest del Gruppo Angelucci (Libero, Il Tempo, la catena di Corrieri del Lazio, Toscana e Umbria), si era quasi arrivati all’intesa. Poi, tutto era saltato: un po’ per l’offerta economica (intorno ai 20 milioni) e un po’ per la mancanza di garanzie sulla raccolta pubblicitaria, in calo costante dell’8-9 per cento l’anno. Per non parlare delle copie effettivamente vendute, che nel dicembre dell’anno scorso venivano dichiarate in 40mila, ma che invece già a febbraio scorso risultavano essere sotto quota 30mila.
Ma l’aspetto più sconcertante di ogni possibile trattativa, è la disponibilità della GEDI alla vendita del quotidiano dopo un drastico ridimensionamento della redazione e della componente poligrafica. Secondo fonti vicine alla Fondazione Banco di Sardegna, pronta a fornire un largo supporto economico e finanziario al possibile candidato-editore, tra prepensionamenti ed esodi incentivati, verrebbe garantito il dimezzamento complessivo della forza-lavoro. Un bagno di sangue spaventoso.
Nel frattempo, in attesa di qualche nuova manifestazione d’interesse, GEDI sta definendo gli ultimi dettagli della cessione del Centro Stampa di Predda Niedda. A chi? E qui la vicenda si ingarbuglia ancora di più, dal momento che l’acquirente è Sergio Zuncheddu, cioè l’editore dell’Unione Sarda, l’altro storico quotidiano dell’isola. Qual è davvero il suo interesse ad un’acquisizione del genere? E qui, difatti, le voci che corrono sono di ogni tipo. C’è chi giura trattarsi solo di un investimento per una migliore distribuzione del giornale e chi invece sospetta un interesse anche per il quotidiano, soprattutto se con il passare dei mesi non dovessero spuntare altri possibili candidati editori per La Nuova. Tanto è vero che cominciano a circolare perfino i nomi dei possibili futuri direttori, tra quali spicca quello di un caporedattore sassarese dell’Unione.
Fantagiornalismo? Pettegolezzi privi di fondamento? Possibili entrambe le cose. Resta il fatto che il destino de ‘La Nuova’, con quella scadenza-capestro di fine anno e le sconcertanti e sanguinose disponibilità di GEDI pur di rispettare l’ultimatum dell’Antitrust, Zuncheddu o non Zuncheddu, si fa sempre più fosco.
G.P.