L’Inail: “A Ottana amianto entro i limiti”. Ma le associazioni contestano i dati

Mentre nell’ex sito industriale di Ottana proseguono i sequestri delle aree potenzialmente inquinate da amianto e altri veleni, a Cagliari l’Inail difende il proprio operato, sostenendo che “negli impianti del centro Sardegna è stato rilevato meno amianto che altrove”. Così la direttrice regionale dell’Inail Enza Scarpa. Ecco perchè l’Inail ha negato l’accesso ai benefici previdenziali alla maggior parte degli ex lavoratori del sito industriale. Questo, ci tengono a precisare i vertici regionali dell’istituto, “non significa che ad Ottana non ci fosse l’amianto, ragion per cui sono state riconosciute e certificate alcune malattie professionali legate all’absesto”.

Questi i freddi numeri, che non tengono conto delle dolorose vicende umane dei tanti Luigi Porcu o Raffaele Curreli, operai ammalatisi e scomparsi senza alcun riconoscimento: sono 843 le richieste di benefici pensionistici presentate dagli ex lavoratori del centro Sardegna all’Inail, mentre sono 77 le domande per la certificazione di malattie professionali connesse all’amianto. E qual è stata la risposta dell’Inail? Nessuna delle 843 domande a fini pensionistici è stata accolta, mentre sono 6 su 77 i certificati che attestano la presenza di malattie contratte sul posto di lavoro a causa del killer amianto.

Il problema, per l’Inail, è sempre quello: a Ottana non si è raggiunta la soglia critica di 100 fibre per litro. Ma le rilevazioni del Contap, l’ente che si occupa dell’accertamento dei rischi corsi dai lavoratori, vengono contestate dall’Associazione italiana esposti all’amianto (Aiea). “Come possiamo trovare fibre aerodisperse, se le indagini vengono effettuate in seguito allo smaltimento dei veleni? – attaccano i vertici dell’associazione – E i precedenti 30 anni?”. Ci va giù duro anche Il presidente Aiea, Mario Murgia, emigrato sardo ed ex direttore tecnico dell’Enichem di Pisticci, in Basilicata, stabilimento gemello di quello sardo. “Ad Ottana le fibre di amianto erano presenti perfino nell’impianto di condizionamento. E gli americani lo sapevano, tant’è vero che in fabbrica indossavano la tuta anti-amianto”, rivela Murgia. E aggiunge: “Le 140 tonnellate di amianto ritrovate nello stabilimento non includono le 60 tonnellate presenti nei cuscini collegati alle migliaia di valvole presenti nell’impianto, che venivano sostituiti ogni anno, dando luogo a una grossa dispersione di pericolose fibre”.

Piero Loi

 

 

 

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