L’ex assessore regionale Sannitu ai domiciliari per tentata estorsione

L’ex assessore regionale ai Lavori pubblici della giunta Cappellacci e vice presidente della Regione, Sebastiano Sannitu (noto Bastiano), è stato arrestato questa mattina dai carabinieri della Compagnia di Sassari, con l’accusa di tentata estorsione, turbata libertà degli incanti e minacce. Il politico, esponente dei Riformatori, già sindaco di Berchidda, si trova agli arresti domiciliari. Con Sannitu, già sindaco di Berchidda, sono finiti ai domiciliari anche il compaesano Antonio Stefano Casu, 53 anni e l’avvocato Luca Tamponi del Foro di Tempio Pausania. Altre tre persone sono state deferite in stato di libertà. Gli arrestati sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di minaccia aggravata, detenzione abusiva di munizioni e materia esplodente, tentata estorsione e turbata libertà degli incanti. A Sannitu vengono contestati i reati di “tentata estorsione, turbata libertà degli incanti e minacce”, ha precisato il maggiore dei carabinieri Fabio Melci.

La vicenda ha avuto inizio nel dicembre dello scorso anno, dopo la denuncia di un avvocato di Sassari che aveva acquistato all’asta un appezzamento di terreno agricolo appartenuto a Casu. Pochi giorni prima, il legale aveva ricevuto due lettere anonime. La prima conteneva alcune cartucce calibro 9 Parabellum, la seconda cartucce calibro 12 e uno spezzone di miccia detonante. “I tre arrestati – si legge in una nota dei carabinieri della Compagnia di Sassari – hanno compiuto una vera e propria escalation di minacce e intimidazioni di vario genere nei confronti dell’acquirente, al fine di costringerlo a cedere il terreno agricolo acquistato nel corso di un’asta presso il Tribunale di Tempio Pausania, nonché ad astenersi dal partecipare a un’ulteriore vendita giudiziaria in cui era stato bandito un altro lotto del medesimo appezzamento”.

Secondo quanto emerso dalle indagini, Sannitu e Tamponi avrebbero agito per conto di Casu alla stregua di emissari, “con il compito di intimorire l’avvocato sassarese, con minacce più o meno velate. In alcuni casi – si legge nella nota – è emerso che gli interlocutori hanno effettuato ‘inviti’ diretti e decisi ad accettare le proposte di riacquisto sottocosto del terreno del Casu, sottolineando l’opportunità di aderire a tali offerte per non incorrere in guai seri e per non mettersi contro persone ‘non raccomandabili’, mentre in altri sono stati imposti autentici ‘divieti’ di porre in essere azioni che potessero pregiudicare gli interessi economici del Casu”.

“E in effetti, gli illeciti espedienti avevano quasi sortito completamente il loro effetto, considerato che gli indagati sono riusciti a far desistere la vittima dal partecipare all’acquisto di ulteriori lotti di terreno banditi all’asta e avevano avviato una trattiva per ‘svendere’ – spiegano gli inquirenti – quello già acquistato. Il disegno criminoso non è però completamente andato a buon fine grazie all’intervento dei carabinieri che, monitorando da tempo tutte le azioni dei soggetti coinvolti a vario titolo nella vicenda, hanno interrotto gli affari illeciti portati avanti dagli indagati”.

(foto da giacomunicazione.com)

 

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