L’elicottero atterra nel giardino di casa. Ecco i terreni mai venduti all’Aga Khan

I ricchi frequentatori della Costa Smeralda ignorano la genesi di quel posto da favola, quando toccano terra tra la macchia mediterranea e i graniti dov’è incastonato ‘Villa La Contra’, l’eliporto di Liscia di Vacca, una panoramica finestra spalancata su Porto Cervo e dintorni. L’approdo sicuro per chi arriva dal cielo ha cinque piazzole, anche per elicotteri di ultima generazione. Ma la storia ha avuto inizio verso la metà del 1800. E una donna, Maria Orecchioni, ci aveva visto lungo negli anni Cinquanta dicendo no alla vendita del paradiso affacciato sul mare, come le chiese il principe ismaelita Karim Aga Khan, fondatore della Costa Smeralda. Maria ha preferito fare il business da sé, visto che gli atterraggi avvengono nel giardino della sua casa.

Centocinquanta anni fa, quei terreni attorno a Monti di Mola – il Monte Moro cantato da Fabrizio De André nell’omonima canzone in lingua gallurese – digradavano verso l’acqua smeralda passando di collina in collina e altro non erano che una terra buona per pascolarci le capre e ricavare legna da ardere dalla macchia mediterranea che cresceva rigogliosa. La famiglia Orecchioni, senza poter nemmeno immaginare che quella proprietà sarebbe diventata la meta del jet set internazionale, decise di dividerla tra gli eredi.

Ai nonni di Battista Orecchioni, deceduto pochi anni fa, venne destinato il versante ovest, dalla collina di Pantogia (L’inferru) sino alle spiagge del Pevero e La Celvia. A quelli di Maria Orecchioni fu assegnato il versante est, partendo da Monti di Mola che domina, con i suoi picchi granitici, l’intero borgo di Porto Cervo e punta verso Liscia di Vacca, Cala Del Faro e Romazzino. Un migliaio scarso di ettari che nel 1959 si trasformarono nell’attuale Costa Smeralda, creatura dell’Aga Khan e di alcuni suoi amici.

Maria Orecchioni, all’epoca adolescente, viveva con la famiglia ad Arzachena e in quello stazzo costruito dai nonni nel 1875 sul cocuzzolo di Liscia di Vacca ci trascorreva le giornata di primavera o di fine estate. Poi, un’ottantina di anni dopo, arrivò la compulsiva corsa alla vendita per realizzare, con lo stile inventato dagli architetti Jaques Couelle, Luigi Vietti e Michele Busiri Vici, l’eremo vacanziero a misura di ricchi. Ma Maria non cedette. Mai.

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La Orecchioni, che nel frattempo si era sposata (il marito morì poi a metà degli anni Settanta), si era infatti trasferita a Liscia di Vacca ristrutturando il vecchio stazzo di famiglia, a cui diede il nome di Villa La Contra. Lo stazzo, un insediamento rurale tipico della Gallura, divenne nel tempo un cenacolo elitario: ogni sabato sera, com’era costume arzachenese, si davano appuntamento i nomi altisonanti della Costa Smeralda, coloro che non amavano tanto la mondanità gridata. Politici di rango, finanzieri (per citarne uno: Kerry Mentasti, proprietario della San Pellegrino) o imprenditori del mattone come René Podbielski, che si attovagliava con la sua signora dentro quella stanza riscaldata da un immenso camino.

Maria Orecchioni non ha mai ceduto alle lusinghe di coloro che volevano comprare quella fetta di paradiso, compreso Monti di Mola. Karim e i suoi soci arrivarono a offrire un assegno in bianco, cortesemente respinto. Un alto magistrato italiano, durante una cena, sfidò Maria offrendo tre miliardi di lire, cash. “Mi spiace, ma questo stazzo non è in vendita, per nessun prezzo”, disse Maria, mettendo fine all’imbarazzante quanto inopportuno baratto. Inutile dire che quel magistrato, che ancora oggi frequenta la Costa Smeralda, non ha messo più piede in quello stazzo.

I terreni della Orecchioni si sono però aperti a un’iniziativa imprenditoriale, grazie ad Angelo Corda, alla moglie Verena e ai loro due figli, Tommaso e Corinna. Lì è stato realizzato il più spettacolare eliporto dell’intero Mediterraneo, lo Smeralda international service.  Cinque piazzole di sosta integrate nella macchia mediterranea che consentono l’atterraggio anche notturno di elicotteri di ogni tipo. Tutto autorizzato dall’Enac, l’Ente nazionale per l’aviazione civile.

L’elenco delle personalità che hanno toccato terra a Villa La Contra è lunghissimo: si parte dal principe Alberto di Monaco, habitué della Costa, ad attori, cantanti, finanzieri e magnati russi. Tutti chiedono, e ottengono, il massimo della privacy. I riservatissimi Maria Orecchioni e Angelo Corda puntualmente assicurano assoluta discrezione.

C’è una curiosità che ancora oggi non sfugge a coloro che varcano la soglia del vecchio stazzo gallurese: nell’ingresso, sulla trave in granito, si può leggere la data di costruzione dello stazzo, agosto 1875, scritta al rovescio. Una antica usanza contadina che serviva per esorcizzare gli spiriti e le malelingue, a protezione di coloro che vi abitavano.

Giampiero Cocco

 

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