A distanza di oltre due anni dalle proteste che caratterizzano quella che è stata definita la ‘guerra del latte’ con il prodotto versato per le strade dai pastori che chiedevano un’equa remunerazione per il conferimento ai trasformatori, gli allevatori sardi sono pronti a nuove proteste. “I molteplici procedimenti penali pendenti a carico di un migliaio di pastori stanno provocando conseguenze di gravissimo danno per l’immagine di tutta la categoria, ma attualmente pesano soprattutto per quanto riguardano le conseguenze economiche aziendali”, dicono i ‘pastori senza bandiere’ che avevano portato avanti la battaglia per il prezzo del latte.
Infatti le aziende agricole per poter accedere ai contributi della Domanda unica della Pac e quanto previsto in termini di aiuti ad ettaro e a capo e di investimenti dai Programmi di sviluppo rurale, “sono obbligate a produrre ogni anno la documentazione antimafia per usufruire dei contributi dell’Unione europea, ma i procedimenti giudiziari pendenti non consentono il rilascio del certificato antimafia e da questo deriva la perdita di milioni di euro di contributi a danno di tutte le aziende dei pastori sotto processo”.
Dunque “se non verrà garantito l’intervento della politica, a tutti i diversi livelli, per risolvere tale problematica”, i ‘pastori senza bandiere’ prevedono di intraprendere “nuove e più vigorose forme di tutela per salvaguardare tutti i danneggiati: perché non sia mai che oltre al danno arrivi anche la beffa”.
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