Sono ufficialmente 147 mila le persone in Sardegna che non lavorano, e 100 mila sono giovani. La disoccupazione raggiunge nell’isola il suo massimo storico: 29,8%, il doppio rispetto allo scorso anno. E’ quanto emerso dal bilancio dell’attività 2013 della Cisl: a infittire la lista anche l’esercito di precari e scoraggiati. Per questo per il sindacato sollecita un nuovo Piano di rinascita per creare i presupposti per lo sviluppo concreto della regione. Il tema del lavoro resta quindi la priorità nelle richieste al futuro governatore. “Si rincorre l’emergenza ma manca un Piano di intervento – ha rimarcato il segretario generale della Cisl, Oriana Putzolu – il dramma è nei numeri: oltre ai disoccupati vi sono 146 mila lavoratori che usufruiscono degli ammortizzatori sociali, 15.463 hanno chiesto di essere messi in mobilità in deroga e solo 4.622 sono stati indennizzati”. Ancora: oltre 2000 aziende hanno dichiarato lo stato di crisi, e negli ultimi sette anni i poveri sono passati da 64 mila a circa 370 mila: “una crescita esponenziale destinata a crescere se non si interviene e non si mette mano al sistema – ha aggiunto – servono risorse da spendere in opere cantierabili”. La sfida per la Cisl passa attraverso il rilancio produttivo e le risposte ai giovani che cercano qualifiche nel mercato del lavoro. “Occorre un’azione di rottura in grado di invertire la tendenza garantendo il consolidamento della base produttiva e soprattutto favorendo la nascita di nuove imprese – ha sottolineato Giovanni Matta, segretario regionale Cisl – quello che manca è una visione di futuro capace di indicare quale ruolo devono esercitare i settori e quali risorse, a partire da quelle comunitarie, destinare per rilanciare l’economia isolana”.
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