La tomba di uno scolaro sardo di 2000 anni fa conquista National Geographic

L’archeologia sarda conquista la prestigiosa vetrina del National Geographic grazie alla scoperta della tomba di uno scolaro di duemila anni fa, avvenuta in una necropoli a incinerazione di età romana nelle campagne di Monte Carru, poco distante da Alghero. Gli archeologi, guidati dalla Soprintendenza archeologica per le province di Sassari e Nuoro, avevano rinvenuto la sepoltura quasi dieci anni fa ma solo recentemente ne era stata data notizia sia via stampa tradizionale, sia con il lavoro scientifico di studio dei reperti che sarà pubblicato a breve nella collana “Sudi e antichità” dell’Università di Salerno.

Il piccolo quando morì, per cause ancora sconosciute, aveva appena 10-11 anni e aveva vissuto la sua breve esistenza nel piccolo centro agricolo di Carbia. Al momento del funerale furono deposti accanto al corpo un rarissimo kit scrittorio che comprendeva: un regolo mensorio in osso, un calamaio in bronzo, una spatola in ferro per spalmare la cera e frammenti di una tavoletta in osso sulla quale scrivere. Un ritrovamento del genere ha fatto ipotizzare che il bambino fosse uno scolaro, probabilmente veniva da una famiglia agiata ed era verosimilmente destinato a diventare da adulto uno dei personaggi più in vista per censo e cultura dell’abitato rurale. Come peraltro ha rimarcato al National Geographic Alessandra La Fragola, responsabile scientifico degli scavi, l’essere uno studente era un segno di distinzione sociale importante e come tale doveva essere ben riconoscibile anche al momento del decesso, quando l’anima varcava l’Acheronte per andare nel regno dei morti.

Al di là dell’impatto emotivo per una tomba così singolare, c’è anche un aspetto scientifico decisamente importante: fino ad ora non si era mai ritrovato un set da scrittura completo non solo in Sardegna, ma anche nel resto d’Italia. Gli scavi sino ad ora avevano, infatti, riportato alla luce singoli componenti, ma mai tutti insieme. Insomma si tratta di un caso più unico che raro. Inoltre alcuni materiali sono un vera novità per l’archeologia romana nell’isola: la spatola in ferro è la prima in assoluto ritrovata in questa regione. Mancano certo alcuni pezzi come lo stilo di canna o osso e la pergamena; entrambi non si sono conservati per via del terreno acido.

La necropoli di Monte Carru era costituita da 350 individui vissuti in età imperiale tra il I e il III secolo dopo Cristo e la scoperta del corredo per scrivere – come si legge ancora nella rivista americana – apre uno squarcio significativo sull’alfabetizzazione della Sardegna durante il dominio di Roma. Come ha rimarcato Alessandra La Fragola, questa non è l’unica testimonianza ritrovata durante gli scavi a Monte Carru: un altro calamaio è spuntato da un’altra sepoltura, a questo poi si aggiungono iscrizioni graffite sulla ceramica di corredo e un frammento di iscrizione che fanno emergere come le capacità di leggere e scrivere in questa comunità fossero più diffuse di quanto si immaginasse.

Francesco Bellu

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