Più detenuti dei posti disponibili. È la situazione attuale al carcere di Uta fotografata dagli ultimi dati pubblicati dal ministero della Giustizia: dietro le sbarre ci sono 586 persone che devono convivere in una struttura di 561 posti. Per Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione Socialismo Diritti Riforme, si tratta “dell’ennesima conferma negativa per una realtà complessa in cui convivono ristretti in regime di alta sicurezza, ergastolani, detenuti comuni e circa un 30% di persone con gravi disturbi psichici, dell’umore e borderline ma dove il numero degli agenti penitenziari, educatori, psicologi e psichiatri non è adeguato ai bisogni”.
In generale la situazione non è delle migliori nelle altre carceri sarde. “Nei dieci istituti penitenziari dell’isola – sottolinea Caligaris – complessivamente sono ospitati 2150 detenuti a fronte di una capienza regolamentare teorica di 2706 posti, dal momento che alcune sezioni sono chiuse per ristrutturazioni o per inagibilità. Consideriamo poi che in Sardegna sono presenti solo 1.056 detenuti isolani mentre i restanti (1.094) nella maggior parte dei casi sono stati trasferiti in Sardegna da altre regioni”.
Situazione stabile nelle altre strutture restrittive con valori prossimi ai posti regolamentari “eccetto nelle Colonie – prosegue – dove è evidente una significativa presenza di stranieri. In particolare ad Is Arenas (Arbus) 80 stranieri su 102 presenti (78,4%), Mamone-Onanì 151 su 197 (76,6%), Isili 60 su 101 (59,4%). Resta incomprensibile nelle Colonie Penali il divario tra posti disponibili 692 a fronte di quelli utilizzati (400) in spazi in cui potrebbero trovare lavoro molti detenuti”.
Dai dati emerge anche la percentuale di ultrasettantenni nelle carceri sarde. “Mentre in numeri assoluti con 44 anziani l’Isola si colloca all’ottavo posto, il dato in percentuale la colloca al secondo posto assieme all’Emilia Romagna (2%), entrambe le regioni sono precedute dall’Abruzzo (2,3)”.
Andrea Deidda
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