Il ‘pass verde’ per vaccinati e guariti. Dura 6 mesi, ma ce n’è uno da 48 ore

Si chiama pass verde. È il certificato che attesta il rischio zero (o quasi zero) di una persona di prendersi il Covid e quindi di contagiarlo. Viene rilasciato innanzitutto a quanti hanno completato la vaccinazione o sono guarti dal Covid. Tanto che ieri Federalberghi Sardegna, attraverso il presidente Paolo Manca, ha chiesto al governatore dell’Isola, Christian Solinas di attivarlo (leggi qui). Del resto fa specie che proprio Sollinas, uno che il passaporto di negatività lo voleva anche quando non si poteva (perché non erano liberalizzati i tamponi), non abbia ancora provveduto ad adeguarsi alle disposizioni nazionali annunciate dal premier Mario Draghi.

Tutte le regole sul passo verde sono contenute nel sito del Governo, nello spazio dedicato alle Faq. Si tratta di “certificazioni che attestano la sussistenza di condizioni personali” tali da consentire “gli spostamenti sul territorio nazionale”, senza limiti. Di fatto una libera circolazione perché non si è portatori di Covid.

Come detto, hanno diritto ad ottenere il passo vercde coloro che hanno completato la vaccinazione, in una o due dosi a seconda del tipo di profilassi fatta. Ancora: sono considerati a rischio zero coloro che hanno contratto il Covid e sono guariti. C’è poi una terza categoria, la meno sicura sotto il profilo del rischio, ma che può aiutare moltissimo la ripresa del turismo, bloccato da ottobre. Possono infatti ottenere il pass verde anche quanti “hanno effettuato un test antigenico rapido o molecolare con esito negativo al virus“, è scritto ancora nelle Faq del Governo.

Ovviamente il pass verde non ha decadere le regole sociali da seguire, come l’uso delle mascherine, il divieto di assembramento, l’igiene delle mani e il distanziamento. Non solo: le tre certificazioni verdi hanno tempi di validità e modalità di rilascio differenti, proprio perché la terza categoria non è equiparabile alle prime due.

Quanto alla certificazione di avvenuta vaccinazione, “ha una validità di sei mesi dal completamento del ciclo ed è rilasciata, su richiesta dell’interessato, in formato cartaceo o digitale, dalla struttura sanitaria o dal sanitario che effettua la vaccinazione, al momento stesso dell’effettuazione dell’ultima dose prevista”. La certificazione è disponibile anche nel fascicolo sanitario elettronico dell’interessato. Il pass può essere richiesto anche alla Regione o alla Provincia autonoma in cui ha sede la struttura sanitaria di riferimento.

La certificazione sull’avvenuta guarigione, ha ugualmente una validità di sei mesi dall’accertamento della negatività al virus ed “è rilasciata, su richiesta dell’interessato, in formato cartaceo o digitale, dalla struttura presso la quale è avvenuto il ricovero o, per i pazienti non ricoverati, dai medici di medicina generale e dai pediatri di libera scelta”. Come nel precedente caso la cartificazione di avvenuta guarigione “è resa disponibile anche nel fascicolo sanitario elettronico dell’interessato”, si legge nelle Faq del Governo. “La certificazione cessa di avere validità se, nell’arco dei sei mesi previsti, l’interessato viene nuovamente identificato come positivo al Covid-19”, perché si tratta di una possibilità remota, ma pur sempre un evento che non va escluso.

Per quel che riguarda la terza categoria, la più esposta al Covid perché si tratta di persone che hanno fatto il tampone, quindi senza anticorpi, “la certificazione ha una validità di 48 ore dall’esecuzione del test ed è prodotta, su richiesta dell’interessato, in formato cartaceo o digitale, dalle strutture sanitarie pubbliche, da quelle private autorizzate o accreditate e dalle farmacie che svolgono i test previsti o dai medici di medicina generale o pediatri di libera scelta”, è scritto sempre nella Faq del Governo.

L’Italia riconosce le certificazioni verdi Covid-19 “rilasciate in conformità al diritto vigente negli Stati membri dell’Unione europea o da un Paese terzo a seguito di una vaccinazione riconosciuta nell’Ue”, quindi secondo una procedura che deve rispettare “i criteri definiti con circolare del Ministero della salute”.

 

 

 

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