Il Monte Limbara si tinge di primavera, tra sentieri e corsi d’acqua cristallini

Il massiccio granitico del Monte Limbara gli americani lo hanno scoperto negli anni sessanta, in piena guerra fredda, realizzando la stazione radio della Us Air Force che collegava, quando i satelliti non erano ancora operativi, il Medioriente con gli Usa. Nei mesi scorsi gli stessi Stati Uniti, dalla città termale di Berkeley Springs, nel West Virginia, hanno premiato “La Smeraldina”, una piccola ma planetaria impresa sarda, con il prestigiosissimo “Berkeley Springs International Water Tasting”. Una sorta di Oscar per la miglior acqua imbottigliata del mondo. Ed è proprio partendo da “Monti di Deu”, la Montagna di Dio, dalle cui sorgenti sgorga l’acqua incontaminata “Smeraldina” che si dipana un immenso reticolo di stradine sterrate, sentieri ciclabili, passaggi pedonali e percorsi da scalatori provetti.

Un dedalo, a volte inestricabile e percorribile soltanto a piedi, di antichi passaggi che attraversano, dal fondo valle sino alla vetta, l’intera montagna gallurese. Strade e tratturi da percorrere preferibilmente in mountain bike o a piedi in primavera, dall’alba al tramonto, per assaporare i frutti del mirto e del corbezzolo o del rarissimo ribes sardo prese, cogliere i mille colori della rigogliosa vegetazione endemica, circondati dal profumo dell’erba barona, della viola corsa (pianta endemica presente soltanto nell’isola e sulle montagne della Corsica), gigli, ciclamini e timo selvatico, ginestra, erica, l’elicriso. Un sacerdote armeno che diversi anni fa aveva scelto una piccola chiesa in Gallura per esercitare il suo ministero raccolse e distillò queste delicatissime essenze per realizzare un Crisma (l’olio santo) inviato, per la pasqua, alla basilica del Santo Sepolcro, a Gerusalemme.

I botanici hanno classificato 540 varietà di piante, 60 gran parte delle quali endemiche, che sono presenti nelle varie fasce di vegetazione presenti ai diversi livelli di altezza, dai 400 metri di Berchidda ai 500 circa di Tempio e Calangianus – i tre centri che hanno competenza territoriale sulla massiccio gallurese –  sino ad arrivare ai 1362 metri di Punta Balistreri, la cima più alta del Limbara. La caratteristica del monte sono le sue pinete e il ricchissimo sottobosco fatto di lecci, sughere e vegetazione mediterranea. Dopo il disastroso incendio che distrusse i boschi di lecci e querce nel 1936 una gigantesca opera di rimboschimento, per evitare il dilavamento dei terreni nei crinali e nelle vallate ad opera delle intemperie autunnali e invernali, ha consentito la ricrescita di una vegetazione spontanea sottoposta a vincoli di tutele integrale da parte della Regione, che amministra la montagna attraverso Forestas, il braccio esecutivo dell’assessorato all’Ambiente. Molte delle strade sterrate di media quota sono ormai impercorribile (in fuoristrada) a cause del ruscellamento di torrenti che hanno scavato profonde buche sul tracciato.

Se non si interviene con una immediata manutenzione e ripristino queste stradine andranno perse, inghiottite dalla vegetazione che già ora ricopre gran parte dei passaggi. Sul Limbara, a Vallicciola, sono presenti le uniche sequoie dell’Isola, un fitto bosco di piante originarie del nord America coltivato dagli anni Cinquanta. Se poi si ha la passione per l’osservazione della fauna che vive nel territorio naturale non c’è che l’imbarazzo della scelta: sul monte gallurese ci sono gli immancabili cinghiali, martore, volpi, i rarissimi gatti e conigli selvatici, le donnole e, sul versante di Oschiri, daini e mufloni immessi di recente dall’uomo. In cielo volano l’aquila reale, la rarissima aquila del Bonelli (ne restano soltanto poche coppie) e poi poiane, gheppi, sparvieri, falchi pellegrini e il maestoso astore, oltre ad una miriade di uccelli di ogni specie.

L’acqua scorre letteralmente a fiumi, tra le gole e i graniti di Gallura. Parte di questa va a rifornire il bacino del Coghinas, sul versante di Berchidda e Oschiri, l’altra invece riempie l’invaso di Rio Paggiolu, sei milioni di metri cubi di acqua che, nel progetto originario avrebbe dovuto essere immessa nella rete idrica della zona industriale. Ancora oggi si sta discutendo, tra Regione ed enti locali, cosa farne di tanto prezioso liquido. Le cui caratteristiche organolettiche sono identiche all’acqua Smeraldina, quella che ha conquistato il primo premio nella degustazione mondiale delle acque imbottigliate. Sul Limbara sono presenti una trentina di fonti, che erogano acqua purissima tutto l’anno.

G.P.C.

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