Gli occhi della Procura di Oristano sull’iter autorizzativo di Tossilo

Dopo il ‘temporale’ di inizio maggio, le indagini della Procura di Oristano sul presunto pilotaggio di alcuni appalti pubblici proseguono nel massimo riserbo. Tuttavia, la visita dei carabinieri al Registro Tumori dell’Asl di Nuoro, dove sono stati sentiti alcuni medici, unita alle indiscrezioni che danno Tossilo al centro dell’inchiesta del pm Armando Mammone, rivelano che il percorso autorizzativo del nuovo inceneritore è finito nel mirino degli inquirenti.

Il silenzio dell’Asl

Oggi, grazie a un documento inedito è possibile ricostruire l’iter conclusosi con il via libera all’impianto, rilasciato dalla giunta regionale anche grazie al parere positivo dell’Asl nuorese. Per quanto non si possa parlare di illeciti – eventualmente sarà la magistratura a stabilirne l’esistenza -, ne vien fuori un quadro bizzarro. Infatti, nonostante l’argomento ‘salute’ sia centrale quando si parla di inceneritori, l’ex Asl 3 osserva un silenzio monastico dal 20 giugno 2014, data di avvio della valutazione d’impatto ambientale, al 4 marzo 2015, quando, cioè, il procedimento viene chiuso. E interviene solo all’ultimo, depositando uno studio sulla mortalità in provincia di Nuoro del Centro Epidemiologico Aziendale (CEA) già messo agli atti quattro mesi prima dall’Unione dei Comuni del Marghine e dal Consorzio industriale di Macomer, l’ente, cioè, che ha proposto l’opera arrivata a impegnare 45,5 milioni di euro (iva esclusa).
Il dossier, inoltre, rivela che la struttura di riferimento dell’Asl nell’ambito del procedimento di verifica è il Servizio d’Igiene e Sanità Pubblica su cui è incardinato il Registro Tumori, organismo accreditato a livello internazionale ma del tutto assente nel corso delle valutazioni ambientali. Con una relazione pubblicata nel dicembre 2015 il Registro Tumori  consegnerà proprio a Macomer la maglia nera per la diffusione delle patologie tumorali in Provincia di Nuoro. In altri termini, uno studio che, a differenza di quello realizzato dal CEA, descrive una situazione sanitaria preoccupante a Macomer e dintorni, dove, cioè, dovrebbe sorgere il nuovo impianto.

L’intervento last minute dopo i solleciti dell’Assessorato

Il documento pubblico rimasto finora inedito è la Monografia Istruttoria della Valutazione d’impatto ambientale (V.i.a) dell’inceneritore di Tossilo che il Servizio Valutazioni Ambientali (S.v.a) dell’Assessorato all’Ambiente finisce di redigere il 4 marzo del 2015.
Qui si legge che “L’Asl (di Nuoro, ndr), coinvolta sin dall’avvio del procedimento, contattata diverse volte sia telefonicamente che tramite mail (ai referenti indicati, in data 12-09-2014, 16-09-2014 e 13-10-2014) e convocata in conferenza, non ha direttamente fornito alcun contributo istruttorio né commenti alle osservazioni depositate”. Così scrive lo S.v.a. Si va avanti così per mesi, sino al 2 marzo 2015, quando “in riscontro alla nota Savi del 27 -2 – 2015, il Servizio di Igiene e Sanità pubblica conferma che lo stesso ‘non ha preso parte alle procedure di valutazione d’impatto ambientale né ha effettuato valutazioni specifiche sullo stato di salute della popolazione residente nelle zone industriali di Ottana e Macomer’, indicando nel Centro Screening (leggi CEA, ndr) della medesima Asl il riferimento per la trasmissione del documento richiesto”. Che il CEA invierà a Cagliari il 4 marzo, come attestano numero e data di protocollo in testa al documento. Vale a dire il giorno stesso in cui la scottante pratica “Tossilo” viene archiviata dagli uffici dell’Assessorato all’Ambiente e inviata alla giunta regionale per l’approvazione finale.

Insomma, laddove dall’Asl ci si aspetterebbe un supplemento di attenzione si trova, invece, un atteggiamento che scade nell’indolenza. Il torpore riguarda soprattutto la fase di valutazione d’impatto ambientale: nei primi mesi del 2016, in seguito alla relazione del Registro Tumori, l’azienda sanitaria, infatti, contatterà una figura esterna per testare lo studio inviato all’Assesorato all’Ambiente dal CEA nel marzo del 2015. Ma l’incarico non verrà mai assegnato, nonostante alcuni incontri preliminari.

Stessa fonte, stesse informazioni

Lo studio inviato last minute dall’ASL non rappresenta certo una novità: era già stato presentato al Servizio valutazioni quattro mesi prima, nell’ottobre del 2014, dall’Unione dei Comuni del Marghine e, successivamente, dal Consorzio industriale di Macomer. La qualcosa deve essere considerata pacifica, visto che quei dati sono stati acquisiti dai comuni tramite una regolare richiesta di accesso agli atti. In ogni caso, è del tutto evidente che tre soggetti diversi hanno presentato, in fasi differenti, le stesse informazioni sulla salute pubblica.
Certo, si deve notare che nell’ambito della Via sono stati prodotti ulteriori studi (quello di Federambiente sulle emissioni di particolato e il progetto di sorveglianza ambientale ed epidemiologica Moniter promosso dalla Regione Emilia Romagna), che, tuttavia, nulla dicono sullo stato di salute della popolazione di Macomer e dintorni.
Dalla Monografia risulta anche chiaro che lo Sva non ha nulla da eccepire sulla sovrapposizione delle informazioni, si limita a registrarla sic e simpliciter.

CEA, struttura fantasma dal ruolo decisivo

Il CEA, Centro Epidemiologico Aziendale, è intervenuto nella partita della valutazione ambientale nonostante rappresentasse un’anomalia all’interno dell’Asl nuorese. Formalmente soppressa dall’ex commissario Antonio Soru nel luglio del 2014, nella pratica la struttura ha continuato le sue attività. Solo che non è dato sapere quale sia il servizio che supervisiona il suo operato: non lo sa nemmeno il CEA. La struttura sarebbe rimasta in vita grazie a un ricorso al TAR che ha congelato la delibera di Soru, spiega la responsabile dottoressa Maria Antonietta Atzori, che ha rassegnato le dimissioni dall’incarico di direttrice del Centro Screening, ricompreso all’interno del CEA, circa un mese fa.

Tagli e fantasmi a parte, lo studio del CEA ha avuto un ruolo centrale rispetto al via libera all’inceneritore. Tant’è vero che la delibera di giunta  del 27 marzo 2015 riporta le conclusioni di quel documento: “Per i tumori, seconda causa di morte nella popolazione generale ma prima causa di morte nella fascia di età tra i 45 e 84 anni, la zona di Macomer certamente non è la più colpita (…). In conclusione non è oggi consentito, alla luce dei dati scientifici e delle moderne tecnologie offerte, ascrivere responsabilità certe al processo di combustione degli RSU che, se condotto con tecniche e professionalità adatte è certamente in grado di garantire la salute pubblica”.

“Macomer maglia nera per i tumori”

Insomma, lo studio della dottoressa Atzori non ravvisa un problema di salute particolare nel distretto sanitario di Macomer. Le sorprese sono, però, dietro l’angolo. O quasi. Il 23 dicembre del 2015, infatti, il Registro Tumori pubblica una relazione sull’incidenza delle patologie tumorali nei cinque distretti sanitari della Provincia di Nuoro. La firma il dottor Mario Usala, responsabile del Registro. E del Servizio Igiene e Sanità Pubblica, vale a dire la struttura dell’Asl che non è entrata nel merito della valutazione ambientale, pur essendo stata indicata all’Assessorato all’Ambiente come riferimento.  Oltre ad indicare l’area di Macomer come la zona più colpita (insieme a Nuoro) dalla diffusione dei tumori, in modo particolare dal tumore alla mammella e dal cancro al polmone (considerata patologia spia di condizioni ambientali degradate), quella relazione definisce l’inceneritore di Macomer  un impianto potenzialmente nocivo. Uno studio, in altre parole, di segno opposto rispetto a quello del CEA, per quanto i due report non siano direttamente comparabili. Eppure le due strutture avrebbero potuto collaborare per rinforzare reciprocamente le proprie analisi. Ma questo non è successo.
Un altro chiaroscuro di una vicenda, quella del nuovo inceneritore di Tossilo, che potrebbe riservare altre sorprese.

Piero Loi

@piero_loi

foto: bentos.it

Diventa anche tu sostenitore di SardiniaPost.it

Care lettrici e cari lettori,
Sardinia Post è sempre stato un giornale gratuito. E lo sarà anche in futuro. Non smetteremo di raccontare quello che gli altri non dicono e non scrivono. E lo faremo sempre sette giorni su sette, nella maniera più accurata possibile. Oggi più che mai il vostro supporto è prezioso per garantire un giornalismo di qualità, di inchiesta e di denuncia. Un giornalismo libero da censure.

Per ricevere gli aggiornamenti di Sardiniapost nella tua casella di posta inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Related Posts
Total
0
Share