Giallo sulle cure allo chef malato di Sla, l’ombra della truffa sulla raccolta fondi

Paolo Palumbo non dovrà essere curato a Gerusalemme col metodo sperimentale Brainstorm: non è mai stato ammesso alla cura. La raccolta fondi per la battaglia dello chef oristanese contro la Sla prende una brutta piega. Il medico che avrebbe dovuto fare da tramite tra Oristano e Gerusalemme non sapeva neanche di essere coinvolto e nega di avere avuto rapporti con la famiglia Palumbo. Prima c’era stata la smentita della società statunitense Brainstorm che aveva spiegato che il nome dello chef oristanese Paolo Palumbo non figurava tra i 13 pazienti sottoposti alla terapia sperimentale, ora sui quotidiani sardi arrivano le dichiarazioni del neurologo dell’Hadassah medical center di Gerusalemme, Dimitrios Karussis: “Non ho assolutamente alcun collegamento con questo paziente. L’intera storia è completamente falsa, con citazioni immaginarie e la posta che appare come mia proviene da un indirizzo falso che non ha assolutamente alcun rapporto con me”.

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Qualcuno si sarebbe spacciato per Karussis, comunicando via mail col medico della famiglia Palumbo per organizzare l’inserimento di Paolo nella sperimentazione della terapia contro la Sla. Mail fasulle che potrebbero essere state lo strumento di una maxi truffa. Il neurologo cagliaritano Vincenzo Mascia stava trattando via mail con qualcuno che si spacciava per Karussis e ora andrà alla polizia postale per cercare la verità. Il medico aveva chiesto il contatto con Gerusalemme alla Nunziatura apostolica e dopo le prime comunicazioni era comparso un indirizzo di posta elettronica che “a questo punto penso sia assolutamente falso – ha spiegato Mascia all’Unione sarda -. Forse sono stato ingenuo a non aver verificato gli indirizzi, ma mi confrontavo sempre con questo sedicente Karussis e sono andato avanti”.

La smentita di Brainstorm ha portato alla luce la verità  e in ballo ci sono tanti soldi perché da quando Paolo Palubo e i suoi familiari hanno annunciato l’inserimento dello chef oristanese nei test sperimentali (passaggio ora formalmente smentito), è partita la raccolta fondi che è arrivata a più di 158mila euro su un obiettivo complessivo di 900mila. Grandi numeri su cui qualcuno aveva probabilmente intenzione di mettere le mani. Ci saranno denunce e indagini per appurare la verità, per ora l’unica certezza è che Paolo Palumbo non dovrà andare a Gerusalemme a farsi curare: “Se non riusciamo a raggiungere il nostro obiettivo – ha detto alla Nuova Sardegna il fratello di Paolo, Rosario Palumbo – mi sembra il minimo restituire a tutti i soldi”.

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