Furtei, analisi choc: nell’ex miniera arsenico mille volte superiore alle norme

Secondo le analisi commissionate dal parlamentare di Unidos Mauro Pili al laboratorio di analisi Sgs di Macchiareddu, i livelli di metalli pesanti presenti nel bacino dell’ex miniera di Furtei supererebbero di gran lunga tutti i limiti imposti dalla legge.

Arsenico a mille. “Nel lago dei veleni c’è arsenico mille volte di più di quello consentito per le acque potabili – sostiene Pili in una nota -. Un cocktail di veleni con metalli pesanti in quantità impressionanti. Tenori superiori a tutti i parametri di legge sia per quanto riguarda le acque potabili che quelle di scarico. Si tratta di una vera e propria bomba ambientale a cielo aperto. Un rischio tracimazioni e infiltrazioni sempre in agguato. E soprattutto pericolose stagnazioni all’esterno del lago che confermano che ci sono percolati che hanno superato la stessa barriera del bacino di veleni. I referti delle analisi effettuate da un laboratorio accreditato – aggiunge il parlamentare – confermano tutto quanto si immaginava. L’arsenico contenuto nell’acqua è il più grave dei pericoli per la salute umana e per l’ ambiente. Nessuna forma di vita è possibile a contatto con quelle sostanze. E ad oggi niente è stato fatto per eliminare alla radice quel misfatto”. Pili ha trasmesso i dati raccolti al ministero dell’Ambiente e ha presentato, contestualmente, una interrogazione parlamentare.

Non solo arsenico: valori oltre la norma anche per nichel, cadmio e selenio. “Si tratta di risultati sconvolgenti – ha aggiunto il parlamentare – che confermano tutte le violazioni di legge sia per gli scarichi che per i concentrati di sostanze tossiche nel bacino di accumulo. Basti il dato comparativo dei parametri dell’arsenico per capire la gravità della situazione: nell’invaso è presente arsenico per 1100 microgrammi per litro, mentre la legge prevede per le acque potabili appena 10 microgrammi. Quantitativi impressionanti di metalli pesanti: 1210 microgrammi di nichel contro i 10 consentiti per legge, selenio 150 microgrammi a fronte di 10 previsti, rame con concentrati di 115 milligrammi a fronte di 1 milligrammo consentito per legge, cadmio 270 microgrammi a fronte di 5 consentiti dai parametri delle acqua potabili”.

L’affondo contro Cappellacci. “È ora che il ministero dell’Ambiente si svegli. La Regione – attacca Pili – continua a non intervenire con la celerità e l’urgenza necessarie. Sono passati quattro anni dal fallimento (della Sgm, società concessionaria della miniera, ndr) e niente è stato concretamente fatto per rimuovere questi pericoli gravissimi per l’intero territorio circostante e le popolazioni dei centro vicini”.

I terreni “totalmente permeati dagli acidi”. Ad aggravare ulteriormente il quadro ci sarebbe poi il problema delle infiltrazioni del materiale nocivo nel terreno. “Nel nuovo sopralluogo effettuato a Furtei – aggiunge Pili – si è potuto constatare l’esistenza di almeno tre livelli di percolato conseguenza di infiltrazioni e non solo. Si tratta di terreni che sono stati totalmente permeati di questi acidi e veleni come documentato con nuove immagini che testimoniano sul versante nord del bacino fuoriuscite incontrollate e senza protezione alcuna. Uno stato di grave incuria con pericoli sempre maggiori in seguito alle condizioni climatiche che renderanno ogni giorno di più sempre più rischioso il bacino di veleni”.

Quei casi clinici ‘particolari’. E ancora: “Nella popolazione circostante da tempo vengono segnalati casi clinici particolari e non sono conosciute le analisi o screening sulla popolazione. Certo è che siamo dinanzi a sostanze particolari la cui pericolosità è evidente a tutti, basti pensare che l’arsenico e molti dei suoi composti sono veleni particolarmente potenti”.

“Subito uno screening su popolazione e catena alimentare”. “Occorre disporre subito un apparato di monitoraggio e di screening della popolazione – ha concluso Pili – e lo stesso deve essere fatto per tutti i lavoratori che hanno operato in quell’area. È indispensabile una verifica puntuale sulla catena alimentare circostante. E’inderogabile un intervento di bonifica radicale con la rimozione di tutte queste sostanze prima che il danno sia irrimediabile. Se non ci saranno risposte immediate siamo pronti alla mobilitazione”.

La campagna di Mauro Pili sul disastro ambientale consumato a Furtei, dunque, va avanti. Nel mirino c’è anche il presidente della Regione Ugo Cappellacci – diretto concorrente di Pili alla carica di governatore – che tra il 2001 e il 2003 ha presieduto la Sardinia gold mining, società concessionaria dei permessi di coltivazione mineraria di Santu Miali, poi fallita nel 2008 dopo l’ennesima fusione societaria. Dopo il crac, nessuna bonifica, anzi: oggi alcuni dei responsabili dello scempio sono impegnati dall’altra parte del mondo, in Arizona (leggi), dove vorrebbero avviare una miniera di rame a cielo aperto. La vicenda è stata ampiamente documentata dal giornalista americano John Dougherty nel documentario “Cyanide beach” (vedi), in gran parte dedicato al disastro di Furtei.

(immagini da www.facebook.com/mauro.pilibis)

 

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