I ‘fuoristrada’ del Consorzio di bonifica. O come buttare 110mila euro

Che non fossero fuoristrada, forse lo si poteva intuire senza grandi analisi tecniche. E forse qualche dubbio sul loro impiego nelle strade sterrate (e spesso dissestate) delle campagne meridionali della Sardegna, sarebbe venuto anche al più ingenuo neofita delle quattro ruote. Tanto più che la Estrima di Pordenone, la ditta che insieme alla Tazzari di Imola produce le auto elettriche acquistate nel 2012 dal Consorzio di bonifica della Sardegna meridionale con una spesa totale di circa 110mila euro, mette subito le cose in chiaro: “Con Birò (uno dei modelli acquistati, ndr) muoversi in città è più facile”.

In città, appunto. Sarà per questo che a distanza di tre anni, le auto elettriche targate Cbsm e utilizzate dagli operai per battere in lungo e in largo le campagne del Campidano risultano inutilizzabili: per quanto versatili, la loro struttura è pensata per l’asfalto, non per le mulattiere. E dopo poco tempo sono arrivati i guasti meccanici, l’abbandono e fino ad oggi – l’operazione è finita nel mirino della Procura della Repubblica – il polveroso oblio nei garage – o nei piazzali – degli uffici periferici del Consorzio.

L’operazione venne lanciata in pompa magna il 14 maggio 2012, quando l’allora commissario straordinario del Cbsm Salvatore Pusceddu e il direttore generale Roberto Meloni presentarono una Birò, appunto, e una Zero dell’imolana Tazzari. Costo totale dei primi due acquisti: 35mila euro. Ad esser precisi: 8mila per la prima, 27mila per la seconda. Pochi mesi dopo ne arrivarono altre sei e la spesa toccò quota 110mila euro, finiti nei bilanci di una concessionaria cagliaritana. Per intendersi: con la stessa cifra il Consorzio avrebbe potuto acquistare almeno una decina di Fiat Panda, anziché bruciare decine di migliaia di euro per dei mezzi che – come era facilissimo prevedere – non avrebbero tenuto testa ai tratturi campidanesi.

Eppure nel maggio del 2012, alla presentazione delle vetture, fu un tripudio di ottimismo. Dissero in tv e scrissero nelle note stampa Pusceddu e Meloni, come riportano le cronache del tempo:

“Vinceremo la scommessa”; “Ammortizzeremo le spese nel giro di 3-4 anni”; “Basta auto blu, pensiamo all’ambiente”; “Rinnoveremo l’intero parco auto, circa una trentina di mezzi, con le auto elettriche”. Spuntò fuori pure un piccolo azzardo: “Le auto? Non hanno bisogno di manutenzione e sono silenziose”.

Significative le parole del Dg Meloni tre mesi dopo i primi due acquisti.

“Abbiamo riscontrato l’ottima funzionalità di queste vetture e una notevole economia di esercizio, unitamente ad un grande ritorno di immagine e di interesse per l’iniziativa consortile nel campo della innovazione tecnologica, del rispetto dell’ambiente e della mobilità sostenibile”.


E invece, oggi…

“Perché stanno lì buttate? Perché i pezzi per rimetterle a posto costano troppo e non conviene”, spiega una fonte. E aggiunge: “I meccanici sono stati onesti: ‘Se le dovete usare per andare in campagna, lasciate perdere, si guasterebbero di nuovo nel giro di poco tempo’. E da tempo infatti sono lì a prender polvere”.

L’unica auto che fino a qualche tempo fa si vedeva ancora in giro, era quella destinata alla sede di Cagliari. Le altre, prendono polvere nei garage e nei piazzali delle sedi periferiche di San Sperate, Serramanna-Pimpisu, San Gavino, Senorbì e Quartu Sant’Elena. Per la modica cifra di 110mila euro.

Pablo Sole

sole@sardiniapost.it

(Video tratto dal tg di Sardegna Uno)

 

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