“Furbi? Basterebbe non essere idioti”

Sardegna-Atlantide? E’ scontro. Dopo Mario Tozzi che ha invitato i sardi a “farsi furbi” e a sfruttare il mito, e la dura risposta degli accademici isolani, interviene Sergio Frau.

Undici anni trascorsi tra polemiche e critiche feroci insieme a successi, plauso e approvazione: nel bene e nel male “Le Colonne d’Ercole, un’inchiesta” pubblicato nel 2002 da Sergio Frau, romano di origini sarde e giornalista di Repubblica, ha fatto tanto parlare di sé lanciando la teoria secondo cui la Sardegna sarebbe la mitica favolosa isola di Atlante. Dal mondo della scienza a quello dei media, dal giornalismo fino alla gente comune, niente mezze misure, le opinioni stanno in due schieramenti ben distanti: da una parte quelli che sì, è giusto aprire gli orizzonti e guardare con occhi nuovi la storia del Mediterraneo, dall’altra il niet dei “Trecento”, gli studiosi quasi tutti sardi che in quella teoria ci vedono solo fantascienza e hanno addirittura firmato un appello per cercare di bloccare l’avanzata della proposta nelle prestigiose sedi dell’Unesco e dell’Accademia dei Lincei.

E lui, Sergio Frau, undici anni dopo, non solo non ha dubbi su questa idea a dir poco rivoluzionaria, ma continua a portare avanti la sua avventura culturale perché, dice,  “è un dovere rimettersi sotto e cercare di capire”. Mentre grandi come Andrea Carandini, Sergio Donadoni e Luciano Canfora hanno apprezzato e si sono mostrati pronti ad ascoltare, quasi tutti gli accademici sardi gli hanno chiuso la porta in faccia senza troppi convenevoli.

Frau, ancora deluso da tanta ostilità?

“Accademici quelli? diverse delle persone che hanno firmato un appello contro di me sono le stesse che per anni sono state in silenzio accanto a Vincenzo Santoni, il Soprintendente ai Beni Archeologici di Cagliari e Oristano indagato per corruzione e abuso di ufficio. Francamente, non cerco l’approvazione da persone che non stimo”.

 La disapprovazione degli studiosi sardi non ha fermato la sua ricerca…

“A ripagarmi e darmi entusiasmo non c’è soltanto la Sardegna che s’interroga….Nei cento confronti che ho avuto in questi anni, ho sentito un grande interesse per comprendere a fondo quella dark age della protostoria che è talmente buia da paralizzare di solito analisi e ipotesi. Ma è proprio con le ipotesi, una volta verificate, che si può andare avanti nei ragionamenti e, se poi si vince, ridare senso a una terra malintesa per tre millenni. Certo difficile che possa succedere con persone che prima di blaterare su di me, hanno collaborato anima e corpo con Santoni, quello che sbarrava per un decennio il Museo di Cagliari, o lasciava nascosti nelle casse i giganti di Monti Prama, o assisteva alla cementificazione di Tuvixeddu, alla realizzazione della ‘legnaia’ sull’anfiteatro di Cagliari… Quell’appello-barzelletta, snobbato all’Unesco e ai Lincei, ebbe il solo effetto di ridicolizzare un po’ di buroarcheologi locali”.

E sulla proposta di Mario Tozzi di “farsi furbi” e “vendere” la storia di Atlantide?

“Conosco bene Mario Tozzi, sono quasi certo che non abbia parlato di Atlantide, Isola di Mille Fantasticherie anche ben firmate, ma dell’Isola di Atlante, di cui parlano Platone e altri autori. Quindi non si tratta di essere o non essere furbi, si tratta semplicemente di non essere scemi o in malafede. Se, ormai, esiste un “ragionevole dubbio” che quelle di Platone non siano panzane è da idioti o da mascalzoni non far di tutto per verificare le sue parole”.

Giovanni Lilliu, padre dell’archeologia sarda e Accademico dei Lincei, a proposito di Atlantide scriveva su La Nuova Sardegna: “Un mito? Ma il mito, qualunque sia, narrato dagli antichi, contiene una verità storica che la critica moderna deve tentare di ritrovare e spiegare”. Non tutti gli archeologi sardi dunque hanno mostrato chiusura totale per sue teorie.

“Oltre a Lilliu neanche Attilio Mastino, Enrico Atzeni, Alberto Moravetti e Fulvia Lo Schiavo hanno firmato l’anatema contro di me. Lo ribadisco: cercare di capire la nostra storia è un dovere”.

Francesca Mulas

 

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