Energia, comitati popolari in marcia. Ma la Regione difende il Piano di Cappellacci

Dalle ciminiere di Ottana a Villacidro, dove sabato arriveranno gli oltre quaranta comitati popolari in marcia verso Cagliari per ottenere lo stop di tutti i nuovi progetti per la produzione di energia elettrica da fonti fossili e rinnovabili – fatta eccezione per quelli destinati all’autoconsumo – e la redazione di un nuovo Piano Energetico. Ma l’assessore all’Ambiente Donatella Spano ha già fatto sapere che “l’impostazione di fondo del Piano varato dalla Giunta Cappellacci è positiva” e annunciato “l’apertura di un tavolo di confronto con il governo sul minieolico” durante l’incontro richiesto da un gruppo di diciotto sindaci per fare il punto sui nuovi impianti previsti ai quattro angoli dell’isola.

Prossima fermata Villacidro, dunque, con sosta a Guspini e Gonnosfanadiga nel corso della mattinata per un sit-in nelle campagne in cui dovrebbe sorgere l’impianto termodinamico dell’Angelantoni, una delle cinque centrali solari previste nell’isola. In seguito al trasferimento delle pratiche a Roma, su questi impianti si attende la decisione della Commissione Valutazione d’impatto ambientale del ministero dell’Ambiente.

Ma non solo di termodinamico si tratta: sul Medio Campidano, già terra di parchi eolici e impianti fotovoltaici finiti sotto la lente della magistratura, pendono numerosi permessi per la ricerca di risorse geotermiche e di idrocarburi, uno dei quali è targato Saras.

Così, “i progetti di oggi si sommano a quelli già realizzati in passato e alle criticità di un territorio a forte vocazione agricola già fortemente compromesso dalle pregresse attività minerarie e industriali che hanno lasciato siti inquinati e mai bonificati”, si legge nel comunicato dei comitati che hanno organizzato l’evento. Il tema delle bonifiche verrà poi ripreso a Portoscuso il 28 giugno, nel corso cioè dell’ultima tappa del tour contro la speculazione energetica.

Oltre al no, ci sono poi le proposte arrivate nella precedente tappa di Ottana, dove si è parlato anche del subentro della Regione all’Enel nella gestione di alcune dighe sarde e delle centrali idroelettriche collegate ad esse. “Alle orecchie di Maninchedda deve essere giunto quello che i comitati sostengono da molto tempo ovvero la necessità di interrompere la posizione di monopolio dell’Enel nel campo dell’idroelettrico”, ha detto il presidente dell’Isde Medici per l’ambiente Sardegna Vincenzo Migaleddu. “A questo punto, fatto il primo passo, l’assessore ai Lavori Pubblici chieda ed ottenga di riportare il regime dell’essenzialità alla centrale idroelettrica del Taloro, oggi ad appannaggio di Clivati. Si tratta di circa 8 milioni di euro che potrebbero essere impiegati a favore della collettività”.

Novità arrivano anche dall’incontro ottenuto da un gruppo di diciotto sindaci con gli assessori all’Ambiente Donatella Spano, agli Enti Locali Cristiano Erriu e con il segretario dell’assessore all’Industria Simone Azzeni. “Il Piano energetico licenziato in extremis dalla giunta Cappellacci va integrato con il Piano paesaggistico e rivisto, ma rimane buona l’impostazione di fondo dello stesso”, ha sostenuto la Spano di fronte ai primi cittadini. Mentre la richiesta di moratoria su impianti da fonti fossili e rinnovabili avanzata dai sindaci è stata respinta .”Stiamo lavorando a una moratoria sul minieolico“, ha sostenuto la Spano, che ha anche rassicurato i sindaci sulle intenzioni della Regione di non voler contrarre nuove servitù in campo energetico. Ma la Sardegna produce già il 30% in più del proprio fabbisogno energetico ed è così che circa 4000 Gwh vengono esportati verso la penisola, mentre in Sardegna si fa insostenibile il peso delle emissioni inquinati dovute alla combustione dei fossili, come messo in evidenza proprio dalla relazione tecnica del Piano energetico di Cappellacci. “Soprattutto, la Regione può emanare norme sulla produzione e la distribuzione dell’energia elettrica, come sancito dall’articolo 4 dello Statuto”, precisa Migaleddu.

Piero Loi

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