Eccidio di Buggerru, il ricordo dei 3 minatori uccisi nel primo sciopero d’Italia

Un minuto di raccoglimento accompagnato dal battere dei caschetti per terra, e le corone, per non dimenticare il sacrificio dei tre minatori uccisi a Buggerru il 4 settembre 1904 mentre rivendicavano migliori condizioni di lavoro durante il primo sciopero generale d’Italia. A sparare era stato l’esercito, chiamato dalla società francese che gestiva le miniere. Alla cerimonia presenti, fra gli altri, anche il segretario della Cgil, Susanna Camusso,quello dell’Ugl Geremia Mancini, e il presidente della Regione, Francesco Pigliaru. Hanno voluto esserci anche le delegazioni dei lavoratori provenienti dalle varie attività produttive del Sulcis.

A morire 110 anni fa sono stati Salvatore Montixi, Felice Littera e Giustino Pittau. Dopo la messa celebrata dal vescovo di Iglesias, Giovanni Paolo Zedda, nella piazza dedicata ai caduti e davanti alle tre statue dell’artista Pinuccio Sciola, è stato dato avvio alla manifestazione che durerà due giorni, con dibattiti e iniziative culturali. Ad aprire i lavori una performance del gruppo Intreccio, noto per i video girati nelle ex fabbriche e per l’impegno nel sciale e nel lavoro. Poi la lettura di una poesia di Manlio Massole sul 4 settembre 1904.

“È emozionante essere qui oggi alla commemorazione dell’eccidio di Buggerru, luogo simbolo del sacrificio dei minatori ma anche del riscatto per tutto il mondo del lavoro”, ha detto Mancini, mentre un pensiero è andato ai lavoratori Alcoa “perché le questioni energetiche e infrastrutturali, che sono il gap della nostra Regione, vengano risolte”, ha detto a Pigliaru il sindaco di Buggerru, Silvano Farris. Nel corso del suo intervento il primo cittadino ha ricordato anche “la questione delle bonifiche ambientali e il problema del dragaggio del porto”.

Tra gli interventi c’è da registrare anche quello di Oriana Putzolu, il segretario generale della Cisl Sardegna, che si è rivolta direttamente al governatore. “Presidente Pigliaru – ha detto – non ci costringa a un altro sciopero generale. Noi siamo portatori di interessi, vogliamo lavoro per i disoccupati e la diofesa dei posti che ancora ci sono, per questo chiediamo la risoluzione delle vertenze aperte”.

Dopo i sindacalisti è intervenuto proprio il presidente Pigliaru, che ha detto: Lavoro: “Nell’Isola il tempo delle parole è finito il 17 febbraio, ora si lavora“. Il governatore ha affrontato temi locali, a cominciare dalla vertenza dell’Igea, la società partecipata al 100 per cento dalla Regione e che dovrebbe effettuare le bonifiche ambientali nel Sulcis”. Pigliaru ha anche parlato del Patto di stabilità, di burocrazia e della chiusura di Alco. “Noi – ha proseguito – abbiamo aperto la stagione della programmazione: vogliamo ascoltare, raccogliere idee e decideremo”. Quanto alla questione industriale il governatore ha aggiunto che “è inaccettabile che imprese vadano via dopo aver preso risorse pubbliche. Non è sviluppo un’impresa che lascia se non prende soldi pubblici. Lo sviluppo lo fanno le imprese serie”. Quanto alla burocrazia Pigliaru ha detto che “serve, ma decente e non indecente, non abbiamo bisogno di quei lacci che tengono un porto insabbiato (come nel caso di Buggerru). La burocrazia sta uccidendo lo sviluppo”. Sul caso Alcoa, il governatore ha chiarito: “Il tavolo si chiama Alcoa e se non ci fossimo noi sarebbe deserto: la Regione non ha intenzione di lasciare il Governo solo. Siamo molto concentrati ma non vorremmo che l’Esecutivo si distraesse”.

Così la Camusso: “Quanta arroganza c’è in chi dice che non gli serve interloquire con la rappresentanza dei lavoratori, quale idea c’è in chi deve cambiare il Paese se si nega quello che ha determinato il grande cambiamento dell’Italia”. Il leader nazionale della Cgil ha detto anche “Non si possono paragonare le condizioni che c’erano allora alle condizioni che ci sono oggi. Ma siamo coscienti dello straordinario cambiamento che è avvenuto grazie alle lotte dei lavoratori, un cambiamento che non è avvenuto perché qualcun altro l’ha determinato. Allora da Buggerru, dal sacrificio di Felice, Salvatore e Giustino, e tanti altri in giro per l’Italia, è nata la rappresentanza dei lavoratori. Le federazioni dei minatori, le camere del lavoro”.

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