Mafia nigeriana: terrorizzavano gli affiliati e pretendevano obbedienza

Gli incontri erano fissati un paio di volte al mese: prima i vertici dell’organizzazione che pianificavano lo spaccio di droga e lo sfruttamento delle prostitute, poi venivano convocati gli altri affiliati al clan. Riunioni, anche con moltissime persone che avvenivano in un capannone di Selargius trasformato nella base della cellula della mafia nigeriana in Sardegna. Lo ha scoperto la squadra mobile di Cagliari smantellando la cellula sarda denominata “Calypso Nest“. In manette sono finite 21 persone, a cui si aggiungono altri 15 indagati, per un totale di 36 nigeriani coinvolti. Alcuni nigeriani sono ancora ricercati. L’operazione, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia che ha richiesto i decreti di fermo eseguiti in Sardegna ma anche in Veneto, Lombardia e Campania.  Tutti sono accusati di associazione a delinquere di stampo mafioso, tratta di esseri umani aggravata dallo sfruttamento della prostituzione e traffico di droga. I decreti di fermo sono stati richiesti dalla Dda di Cagliari.

L’organizzazione operava su diversi livelli: quello internazionale attraverso la Supreme Eiye Confraternity guidata da Fred Iyamu, di 32 anni, quello sardo con la Calypso Nest, al cui vertice viene indicato Driss Amhed, 41enne chiamato da tutti Flyng Ibaka. Poi c’erano le cellule nelle altre regioni d’Italia. Il clan Caypso era a sua volta diviso in due gruppi: direttivo ed esecutivo. Del primo facevano parte Eimiebo Clement, 33 anni noto Ostrich, lo ‘struzzo’, e Moses Earon, la ‘colomba’. Al vertice del comitato esecutivo composto da otto membri c’era invece Richard Obadiaro Iyamu, 30 anni, definito il Flight commandant.

Due i settori in cui il gruppo criminale era impegnato: lo spaccio di droga e la tratta di esseri umani, specialmente donne che venivano poi costrette a prostituirsi.  Su questo ultimo aspetto gli investigatori hanno accertato due episodi avvenuti a Reggio Calabria e Palermo, vittime due giovani nigeriane. Avvicinate dall’organizzazione nel loro paese di origine con la finta promessa di un lavoro regolare, avevano contratto un debito di 15mila euro con una ‘mamam’ per pagarsi il viaggio verso l’Italia. Una volta sbarcate in Calabria e in Sicilia, le ragazze sono state contattate da due affiliati al clan sardo, Loveth Enogieru, 44 anni di Decimomannu, e Edith Ehimwenma, di 27 di Esterzili. Ma alle due connazionali non è stata offerta alcuna occupazione ‘pulita’: sono state invece costrette a prostituirsi, una in strada l’altra in un appartamento, per saldare il debito con la ‘mamam’. Oggi sono tornate libere grazie al blitz della Polizia.

Sul fronte del traffico di droga specialmente eroina e cocaina al momento non è stato possibile quantificare ora il giro d’affari, ma gli investigatori sono certi che la Calypso Nest abbia portato nell’Isola un fiume di droga. Almeno 75 i chili sequestrati dalla Polizia di Cagliari indagando sul clan oggi sgominato. Cinque le persone arrestate, compreso il capo delle spedizioni, Kenneth Chiejene Lazarus, 48 anni di Maracalagonis, nel cagliaritano. La droga veniva acquistata in Mozambico e in Olanda, quindi trasportata in Sardegna grazie a corrieri-ovulatori. Il clan sardo lavorava in stretta collaborazioni con gli affiliati in Campania ma anche in Lombardia, a Como.

La polizia ha ricostruito nei dettagli come avvenivano le affiliazioni dei singoli adepti:  ogni singolo affiliato doveva superarte delle prove e giurare di rispettare le regole imposte dal clan.  Tutti erano obbligati a indossare baschi azzurri e sciarpe di colore giallo o rosso, assegnati a seconda dell’incarico ricoperto e quindi del diverso grado di potere esercitato all’interno della cellula. Le riunioni si chiamavano ‘general meeting’ e prevedevano, sempre secondo la ricostruzione della Dda, anche durissime pene corporali – anche frustate – , per gli affiliati che violavano codici e regole interne. Il gruppo criminale sia a livello locale che nazionale e internazionale faceva pesare la sua influenza, incutendo timore se non addirittura terrore nei vari connazionali. “Il gruppo sgominato – ha oggi il questore di Cagliari, Pierluigi D’Angelo – è una vera cupola mafiosa. Aveva un enorme potere di intimidazione nei confronti degli altri nigeriani”.

I 21 fermati erano quasi tutti in possesso di un regolare permesso di soggiorno per motivi umanitari. Risultano entrati in Italia da almeno tre anni. In pochi avevano un lavoro, e se l’avevano era saltuario. La maggior parte faceva credere di vivere di espedienti: alcuni componenti dell’organizzazione controllati dagli investigatori nei mesi che hanno preceduto gli arresti, sono stati segnalati davanti a bar e supermercati mentre chiedevano l’elemosina. Altri per aver picchiato una connazionale che aveva ‘occupato’ il posto della questua assegnato a un’altra nigeriana. Il processo per l’aggressione era stato pagato direttamente dal clan, che poi però aveva duramente rimproverato l’affiliato per la sua platea reazione che aveva finito per attirare l’attenzione delle forze dell’ordine.

Le indagini, partite nel 2017 sono state condotte dalla prima sezione criminalità organizzata coordinata  della Squadra mobile e non sono ancora concluse. Oggi nel corso delle perquisizioni sono stati sequestrati ovuli di eroina e denaro, ma anche altri elementi definiti importanti dal punto di vista investigativo.

Ma. Sc.

ECCO IL VIDEO DELL’OPERAZIONE

ECCO LE FOTO DEGLI ARRESTATI E GLI SCHEMI DEL CLAN
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