Doddore e i due sadici: “giocavano alla roulette russa”

In balia per tre giorni di due sadici. E’ stata questa l’esperienza di Salvatore-Doddore Meloni come sta piano piano emergendo dal suo racconto. Che si sviluppa su due fronti: gli interrogatori dei magistrati avviati subito dopo la “liberazione” e le interviste. In una di questa – concessa alla Stampa – Meloni racconta non solo di essere stato picchiato, ma anche di essere stato sottoposto alla roulette russa.

La roulette russa, come è noto, è un gioco d’azzardo che consiste nell’inserire una sola pallottola nel tamburo di una pistola, farlo girare e premere il grilletto. Se si considera che in una normale pistola a tamburo le camere di scoppio sono cinque o sei, è chiaro quanto sono alte le possibilità di rimanerci secchi. Nel caso in cui si tratti di un piccolo calibro, le pallottole sono sette o otto e c’è qualche chanche in più di salvare la pelle.

Doddore nell’intervista non chiarisce che tipo di revolver i due malviventi del misterioso gruppo “I Guardiani della Nazione” tenessero in pugno. Fatto sta che, davanti a un gioco così pericoloso, ha deciso di reagire. In modo spiazzante. “Ho detto loro di togliermi il cappuccio, così avrebbero visto il mio sorriso”.

Salvatore Meloni
Salvatore Meloni

Spaventati dal coraggio del leader indipendentista, i due hanno reagito in modo furibondo: “Un attimo dopo – ha raccontato  – mi hanno colpito in pieno volto, scaraventato a terra e riempito di calci».

Un massacro. Ma determinante per la salvezza. Perché è stato in quel momento, ha spiegato Doddore, che i due “hanno preso coscienza di aver a che fare con un uomo coraggioso e che il loro piano non avrebbe funzionato”.  Insomma, è stata la consapevolezza di aver a che fare con un osso maledettamente duro, a indurre i due sadici a lasciar perdere e a liberare l’ostaggio.

All’inevitabile domanda su quanti , come la scrittrice Michela Murgia, sospettano che la storia del rapimento sia una colossale bugia, Salvatore Meloni ha risposto senza scomporsi, come ha fatto fin dal primo momento: “Lo immaginavo. Ma è quasi scontato: gli appartenenti allo Stato italiano devono per forza dire il contrario rispetto a un indipendentista. Devono obbligatoriamente diffidare. Non è un caso che contro di me la procura di Oristano abbia avviato più di venti procedimenti penali…”

Per coincidenza, un procedimento a carico di Doddore era fissato proprio stamani al Tribunale di Oristano. Ma l’avvocato difensore ne ha chiesto il rinvio per “legittimo impedimento”. Il Pm, però, si è opposto e il giudice gli ha dato ragione. Così il processo è cominciato, anche se quasi subito è atato aggiornato a una nuova udienza.

Secondo quanto riferisce il sito “Link Oristano” a  Meloni si contesta di aver messo in commercio nel 2009 un vino con l’etichetta “Vino indipendentista”, ma soprattutto di aver utilizzato il termine “bovale”, violando le norme sulla denominazione di origine controllata.

Nicolò Businco 

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