Numerosi contrari. Css, Ugl, Fials, Confintesa, Isa e Comitato Spontaneo Dipendenti si oppongono alla nuova società in house proposta dall’assessore alla Sanità Luigi Arru e dal direttore dell’Ats Fulvio Moirano e proclamano lo stato di agitazione dei dipendenti e dei collaboratori Aias Sardegna. “Nessuna sperimentazione sulla pelle dei cittadini afflitti da problemi di salute, dei loro familiari, dei lavoratori e dei collaboratori”, afferma il segretario della Css Giacomo Meloni in seguito alla notizia del mancato rinnovo della convenzione tra Regione e della contestuale nascita di Sas Domus, società in house che dovrebbe prendere il posto di Aias dal primo gennaio 2019.
“Si tratta di una sperimentazione per giunta basata su basi legislative precarie – aggiunge Meloni – che potrebbe portare nel giro di pochi anni all’esternalizzazione del servizio. Inoltre la notizia secondo cui tutti i lavoratori Aias verrebbero stabilizzati suona come una mera promessa elettorale”. “Contro lo smantellamento dell’Aias”, le sigle invitano dipendenti e collaboratori a proseguire le azioni di lotta già intraprese, partecipando alla mobilitazione con l’assemblea permanente che si terrà da martedì 11 dicembre 2018 dalle 10 sotto il palazzo del Consiglio Regionale in via Roma a Cagliari.
Non tutte le sigle sindacali si sono espresse negativamente rispetto all’annuncio della Regione. “Non siamo preoccupati ma vigileremo perché siano garantiti i servizi e la continuità occupazionale dei lavoratori che potranno essere ricollocati nella nuova società attraverso una selezione pubblica”, ha spiegato Fulvia Murru della Uil. “Sostanzialmente favorevole” anche Davide Paderi della Cisl, che ha rimarcato l’importanza di “dare un futuro alle prestazioni offerte ai pazienti e garantire i dipendenti”. “Apprezzamento per la Giunta regionale e l’Ats”, è stata espressa da Giorgio Pintus segretario Fp Cgil Cagliari: “Per i lavoratori si apre finalmente una dimensione di diritto, per la cui conquista in troppi hanno dovuto, ogni giorno e con fatica, difendere la propria dignità e il proprio reddito”.
(Foto d’archivio)