Diana e i libri antichi pagati coi fondi ai gruppi: “Vi spiego perché l’ho fatto”

Mario Diana, a processo per il presunto peculato aggravato commesso quando era capogruppo Pdl, ammette in aula di aver pagato coi fondi ai gruppi le ristampe dei libri antichi che si era autoregalato. “L’ho fatto – ha detto in risposta alle domande del pm Marco Cocco – concedendomi una piccola indennità aggiuntiva, visto che per il mio ruolo non percepivo alcun compenso. E questo a differenza di quanto succede negli altri Consigli regionali d’Italia, dove viene riconosciuta una somma extra tra i mille e i 2.200 euro”.

Diana aveva acquistato i libri da una società veneta. Tra i pezzi più pregiati, l’Imago Christi e l‘Universal declaration of human rights, ovvero la bibbia dei diritti umani voluta dall’Onu dopo la seconda guerra mondiale. Il pagamento avveniva attraverso Rid bancario, l’accredito automatico. “La somma – ha spiegato – oscillava mensilmente tra i 700 e gli 800 euro”.

In totale i libri sono costati al gruppo berlusconiano “41.150,82 euro”, ha ricordato il Pm. Il quale ha fatto notare al capogruppo che “il pagamento via Rid venne sospeso il 31 agosto 2011, quando mancavano da versare ancora 8.949,18 euro”. Interrogato sulle ragioni dell’interruzione, Diana si è limitato a dire: “Ho provveduto con mie risorse a saldare il conto. E comunque alcuni colleghi erano informati dell’acquisto. Ne avevo parlato, per esempio, con Matteo Sanna, Ignazio Artizzu, Sisinnio Piras e Domenico Gallus“.

Diana ha quindi ricordato “gli oneri” di un capogruppo. “La mia attività non si limitava alle canoniche sedute, di aula o di commissione, per due o tre giorni a settimana. Io dovevo lavorare dal lunedì al venerdì, e a volte anche il sabato. Facevo continuamente la spola tra Oristano (la sua città) e Cagliari: ebbi anche un grave incidente automobilistico, nel quale distrussi la macchina. Da presidente del Pdl ho percorso circa 76mila chilometri all’anno”.

A domande del Pm sulle “fatture emesse da Tiscali per un totale di 756,90 euro”, come nella ricostruzione agli atti, Diana ha detto: “C’è l’indirizzo della mia abitazione non perché il servizio fosse a uso domestico: la connessione Internet, con contratto Business, era attivata nell’ufficio del gruppo, in via Roma 25, e questo dato si può facilmente verificare chiedendo informazioni alla stessa società”.

Tra le spese a carico del Pdl, ma che sono state sostenute per iniziativa di Diana, l’ex capogruppo ha menzionato “i regali fatti a consiglieri, del partito e non solo, per il Natale 2009, quando commissionammo un centinaio di confezioni distribuite poi anche alle guardie giurate. Nelle scatole c’erano formaggio, riso e vino, al posto del solito panettone. I primi due prodotti li ho fatti acquistare io da due società della mia zona. Del vino, invece, si era occupato l’onorevole Eugenio Murgioni, rivolgendosi a una cantina di Castidias. Fare regali – ha continuato Diana – era una pratica diffusa in Consiglio regionale: io stesso, da quando sono stato eletto per la prima volta nel 2001, ho ricevuto nel tempo, dai presidenti di turno, un prosciutto, una ciotola in ceramica, un quadro, uno stereo e la borsa che ho qua”.

L’ex capogruppo ha sottolineato ancora che “a differenza di quanto dichiarato da Alessandro Pusceddu (l’impiegato del Pdl sentito come teste a ottobre), non dettavo né gli importi né gli intestatari degli assegni”.

Diana ha parlato infine del regolamento per la rendicontazione delle spese fatte coi fondi ai gruppi. “È stata una mia iniziativa, proprio per assicurare la massima trasparenza nell’utilizzo delle risorse”. E a domanda del Pm sul fatto che la Procura di Cagliari non ne avesse trovato traccia, l’ex capo dei pidiellini ha detto: “Basta prendere il libro coi verbali delle sedute del gruppo, lì c’è tutto. Il regolamento non venne approvato subito, proprio perché alcuni consiglieri avevano fatto resistenze. A palazzo non c’era l’obbligo di documentare le spese”. E qui Diana è tornato sulle cose dette in premessa, ovvero sul fatto che “i fondi ai gruppi venivano dati su base nominativa, come paghetta aggiuntiva“.

Per scrivere il regolamento Diana ha precisato di aver consultato, tra gli altri, “Mario Marchetti“, l’ex pubblico ministero “al quale sollevai il problema della verifica sulla veridicità delle fatture e mi disse che non spettava a me”. Diana ha anche chiarito l’organigramma del Pdl: “Io ero il capogruppo. L’onorevole Pietro Pittalis faceva il vicario con pari poteri, mentre l’onorevole Simona De Francisci era il vice”.

Il processo contro Mario Diana continua il prossimo 15 aprile: si proseguirà con l’esame dell’imputato. Il 26, invece, saranno sentiti alcuni testi citati dalla difesa, in mano agli avvocati Mariano e Massimo Delogu.

Al. Car.
(@alessacart on Twitter)

LEGGI ANCHE: Diana: “Fondi ai gruppi dati ai consiglieri come paghetta aggiuntiva”

Diana cita gli ex colleghi: “Ecco cosa hanno comprato coi fondi ai gruppi”

Diventa anche tu sostenitore di SardiniaPost.it

Care lettrici e cari lettori,
Sardinia Post è sempre stato un giornale gratuito. E lo sarà anche in futuro. Non smetteremo di raccontare quello che gli altri non dicono e non scrivono. E lo faremo sempre sette giorni su sette, nella maniera più accurata possibile. Oggi più che mai il vostro supporto è prezioso per garantire un giornalismo di qualità, di inchiesta e di denuncia. Un giornalismo libero da censure.

Per ricevere gli aggiornamenti di Sardiniapost nella tua casella di posta inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Related Posts
Leggi

Giornata mondiale della Terra: in campo anche Poste italiane

Anche quest’anno in Sardegna Poste Italiane partecipa alla Giornata Mondiale della Terra (Earth Day) in calendario oggi, lunedì 22 aprile, confermando la grande attenzione dell’Azienda alla sostenibilità ambientale, un impegno che si…
Total
0
Share