Daniela, pastora nuorese di 27 anni: “Meglio regalare il latte a chi sta male”

Nella sua azienda si occupa solo di allevamento e produzione di latte. “Non macelliamo gli animali. Non ho mai fatto male e tanto meno ucciso uno dei miei agnelli”, dice Daniela Poggiu, pastora nuorese di 27 anni. “Ma mi piace di più pastoressa”, precisa in un’intervista uscita sul Corriere della Sera. Ci sono anche storie e volti come il suo a emergere nei giorni della mobilitazione dei pastori per il prezzo del latte. “Migliaia di litri sparsi sulle strade può andar bene una volta. Buttarlo via per giorni è calpestare fatica, inutile spreco. Meglio regalarlo a chi sta peggio di noi”, dice Daniela.

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La ragazza studiava Lingue all’Università di Sassari ed era al secondo anno quando il padre, pastore, è venuto a mancare. Lui avrebbe sempre voluto che una delle figlie portasse avanti il suo lavoro. “Avevamo più di 200 pecore e una trentina di capre. Da piccola volevo fare la maestra, come mia madre. Però mi piaceva anche la vita di campagna. Ho fatto una scelta e sono contenta”. Nell’intervista sul Corriere Daniela racconta la sua vita: “D’inverno cominciamo che è ancora buio: spingiamo le pecore nel ricovero, si munge, si mette il latte nel refrigeratore, liberiamo le pecore. Poi mio zio va in ufficio, io preparo il formaggio. Stessa cosa nel pomeriggio. Sino a quando le pecore si riportano nella stalle ed è già buio”. E le difficoltà di un lavoro che comporta fatica enorme ma che spesso non ripaga adeguatamente sul piano economico. “Se va bene ogni pecora dà un litro di latte al giorno, 250 litri. Col prezzo attuale, 150 euro. La metà se ne va in mangimi; ci sono altri costi e gli affitti dei terreni. Non rimane nulla. Siamo pastori e un po’ agricoltori, abbiamo un grande oliveto, la mamma insegna… Si va avanti per orgoglio”.

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