Da Pula alla Svizzera per l’eutanasia. ‘Dolore acuito da politica indifferente’

“Un dolore raddoppiato dall’indifferenza parlamentare, morire in Italia è legale ma mancano le regole. Ci stringiamo attorno alla famiglia di Roberto per la sua morte e per denunciare l’ulteriore dolore imposto dall’inazione istituzionale. Una sofferenza acuita nei giorni scorsi dal terribile viaggio che un ragazzo in condizioni fisiche drammatiche ha dovuto sopportare dalla Sardegna fino in Svizzera. Questa violenza è il prodotto dell’indifferenza di una classe al dolore dei malati quanto alle sentenze della Corte costituzionale”.

Lo dichiara Filomena Gallo, segretaria dell’associazione Luca Coscioni, sulla vicenda di Roberto Sanna il giovane 34enne di Pula da un anno affetto da Sla che nei giorni scorsi ha deciso di porre fine alle sue sofferenze in una clinica Svizzera dove il suicidio assistito è permesso.  “La Corte costituzionale – continua Gallo – ha più volte ribadito l’auspicio che la materia formi oggetto di ‘sollecita e compiuta’ disciplina da parte del legislatore. Con la sentenza 242 del 2019 ha infatti dichiarato incostituzionale il divieto di aiuto al suicidio (articolo 580 codice penale) nei soli casi in cui l’aiuto è fornito a una persona malata in determinate condizioni accertate da una struttura pubblica del Sistema sanitario nazionale previo parere del comitato etico. La sentenza  è stata finora ignorata da tutti i Governi. In Italia la proposta di legge ‘Eutanasia Legale’ giace nei cassetti delle Commissioni competenti da oltre sette anni. La politica – conclude – è in violazione della Costituzione per la mancata risposta alla sentenza del 2019 e per la mancata emanazione di una legge che includa tutte le situazioni fuori dalla previsione della Corte. Viola inoltre quanto previsto dalla Costituzione, relativamente alle libertà individuali e i diritti civili e politici”.

L’associazione Luca Coscioni rende noto di aver ricevuto nell’ultimo mese richieste di aiuto e di informazioni per andare a morire in Svizzera ogni giorno. Sei volte più dell’anno scorso portando a quasi mille le richieste in sei anni. “Si tratta di persone con prognosi infausta che chiedono di poter porre fine alle proprie sofferenze in Italia decidendo in prima persona. Abbiamo scritto al ministro Roberto Speranza – si legge in una nota – per chiedere con urgenza l’emanazione di regole chiare per tutte le strutture pubbliche del Servizio sanitario nazionale e ai Comitati etici, in linea con le decisioni della Corte costituzionale”.

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