Crescita e ripartenza dopo le difficoltà: ecco la ricetta delle donne imprenditrici

“L’industria al femminile è in grado di proporre ricette e percorsi per la ripartenza, offrire spunti per una nuova idea di impresa, capace di coniugare tradizione e innovazione, sviluppo e tutela dell’ambiente”. Lo ha detto Antonella Giachetti, Presidente Nazionale di Aidda (Associazione imprenditrici e donne dirigenti d’azienda) intervenuta al convegno “La forza di trasformazione delle donne, quali proposte per il futuro”, che si è svolto ieri a Orroli, in Sardegna, organizzato da Aidda in collaborazione con la delegazione italiana del W20. Hanno partecipato tra gli altri il sindaco Alessandro Boi, la viceministra allo Sviluppo Economico, Alessandra Todde e la vice presidente della Regione, Alessandra Zedda che ha portato i saluti del Presidente, Christian Solinas.

“Se la mentalità femminile non partecipa alle decisioni di organizzazione della nostra società, siamo destinati all’estinzione – ha proseguito Giacchetti – la parola cura è un valore abbinato alle donne e la salvezza passa attraverso la capacità di far diventare la cura una dimensione antropologica della società”. Da qui la presentazione di esperienze di imprese a conduzione femminile in Sardegna: “Un territorio magico – spiega Giachetti – dove alcune donne, attivando il loro ancestrale valore della “cura”, hanno creato best practice da prendere a modello nelle sfide dell’immediato futuro”.

In apertura la presidente Aidda Delegazione Sardegna, Rosi Sgaravatti ha sottolineato: “Generare, crescere, accudire e curare sono le attività che, con fatica e amore, accompagnano la vita di noi donne anche nella vita imprenditoriale”. Il direttivo dell’Associazione Giulia giornaliste Sardegna ha messo in evidenza in una nota “la presenza sempre più diffusa e rilevante delle donne nel mondo produttivo e imprenditoriale, anche in ruoli apicali. Conseguenza delle competenze di elevato profilo acquisite e delle professionalità che esercitano sempre più anche in ambiti storicamente maschili”, ma “anziché attribuire questo successo a uno stile di pensiero che sa far convergere concretezza e propensione alla visione, spesso se ne danno motivazioni intrise di radicate forme di sessismo”.

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