Cleopatra, il ciclone che dura da 6 anni: in Gallura aspettano giustizia e cantieri

Sono tante le commemorazioni a Olbia e Arzachena a sei anni dalla tragica alluvione che il 18 novembre 2013 sconvolse la Gallura e buona parte dell’Isola causando 16 morti immediati e due successivi con danni per oltre 600 milioni di euro a infrastrutture, abitazioni e scuole. Nel frattempo, i familiari delle tredici persone rimaste uccise in Gallura col passaggio del ciclone Cleopatra, attendono con sempre minore speranza che venga fatta giustizia e slitta a data da stabilire la ricostruzione della strada provinciale 38, interrotta all’altezza di Monte Pinu da una voragine nella quale precipitarono due auto.

Per quel crollo, che causò la morte di Bruno Fiore, della moglie Sebastiana Brundu e della consuocera Maria Loriga, nella primavera scorsa sono stati condannati dal gup del tribunale di Tempio due tecnici, il progettista Giuseppe Muzzetto (un anno e 4 mesi di reclusione) e Antonio Zuddas a un anno di reclusione, mentre altri quattro funzionari provinciali attendono d’essere giudicati per aver avuto un ruolo nella costruzione o nel collaudo di quella strada provinciale che passava su un terrapieno diventato una diga di terra riportata spazzata via dalla furia delle acque.

L’unica sopravvissuta a quel crollo, Valentina Gelsomino, lotta con tutte le sue forze, a distanza di sei anni, con gli spaventosi incubi e i postumi psicofisici (è rimasta paralizzata a un braccio) di quelle ore di terrore trascorse immersa sino al collo nell’acqua fangosa fin quando non venne strappata alla morte certa dal coraggio di due giovani di Aggius, che riuscirono a calarsi con delle corde nel baratro e trarla in salvo. E, mentre a Olbia ed Arzachena le amministrazioni comunali e si apprestano a ricordare le vittime di quella tragica alluvione, si registra l’ennesimo rinvio, il terzo in due mesi, nel processo d’appello che vede imputati, davanti alla Corte d’Assise di Sassari, l’ex sindaco di Olbia Gianni Giovannelli e i dirigenti del comune Antonello Zanda, Gabriella Palermo e Giuseppe Budroni, e il funzionario della Provincia di Olbia-Tempio Federico Cerutti Ferrarese, il quale deve rispondere soltanto della responsabilità civile, non della accuse principali di disastro colposo e omicidio colposo plurimo.

I quattro imputati debbono rispondere, dopo essere stati assolti con formula ampia dal processo di primo grado a Tempio, di concorso nell’omicidio colposo di Anna Ragnedda, una donna di 83 anni annegata nella sua casa in via Lazio, la stessa sorte toccata a Maria Massa, 88 anni, rimasta intrappolata nella sua abitazione di via Romania. Di quello di Patrizia Corona di 42 anni e della figlia Morgana di 2, annegate dentro la loro auto in via Cina, dopo che la Smart era finita nel canale non protetto che correva parallelo alla strada pubblica.

Per l’assurda morte di Francesco Mazzoccu, 37 anni e del figlioletto Enrico di 3 anni, che avevano trovato un precario quanto letale riparo su un muretto a secco nella località di Raica, una campagna a pochi chilometri da Olbia, travolti e uccisi dalla piena di acqua e fango dopo ore di disperati tentativi di metterli in salvo da parte del padre dell’uomo e di un passante, si è invece persa traccia del procedimento penale che riguarda, per omissione di soccorso, dei due dipendenti dell’Anas che quel maledetto pomeriggio del 18 novembre 2013 si trovavano sulla statale 127, a poche decine di metri di distanza da dove Francesco Mazzoccu e il figlioletto Enrico, aggrappati ad un palo della luce, imploravano aiuto.

Nella cerimonia commemorativa di Arzachena sarà invece ricordata un’intera famiglia di italo-brasiliani: Isael Passoni e Cleide Maria Rodriguez, entrambi di 42 anni, e i loro figli Laine Kellen e Wriston, rispettivamente di 16 e 20 anni, morti come topi in trappola in un seminterrato di Li Mulini, nelle campagna di Arzachena. Il piccolo nucleo familiare occupava lo scantinato che venne travolto dalla piena di acqua e fango dovuto alla esondazione del fiume San Girolamo, che non lasciò loro scampo non potendo fuggire per le scale interne in quanto la porta di accesso ai piani superiori era stata chiusa a chiave dalla proprietaria della villetta, una imprenditrice di Biella che resta in attesa di giudizio.

Le altre vittime furono il poliziotto Luca Tanzi nel crollo del ponte sulla Oliena-Dorgali, Maria Frigiolini a Torpé, Vannina Figus a Uras, Giovanni Farre di Bitti il cui corpo non è mai stato ritrovato e l’elenco continua con l’insegnante Luisa Pisanu morta qualche giorno dopo l’incidente avuto a causa dell’alluvione e con l’imprenditore di Orosei Pasqualino Contu che si suicidò per i danni subiti all’azienda.

Nel frattempo l’attuazione delle opere che dovrebbero porre in sicurezza sotto il profilo idrogeologico la città di Olbia, il piano Mancini (che prevede la costruzione di quattro vasche di contenimento delle acque a monte della città) resta in stallo: è argomento di accesa discussione politica tra il sindaco Settimo Nizzi, che non le vuole e propone una diversa collocazione sul territorio degli impianti di sicurezza, e l’opposizione, che invece ne chiede da tempo la realizzazione.

G.P.C.

Diventa anche tu sostenitore di SardiniaPost.it

Care lettrici e cari lettori,
Sardinia Post è sempre stato un giornale gratuito. E lo sarà anche in futuro. Non smetteremo di raccontare quello che gli altri non dicono e non scrivono. E lo faremo sempre sette giorni su sette, nella maniera più accurata possibile. Oggi più che mai il vostro supporto è prezioso per garantire un giornalismo di qualità, di inchiesta e di denuncia. Un giornalismo libero da censure.

Per ricevere gli aggiornamenti di Sardiniapost nella tua casella di posta inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Related Posts
Total
0
Share