Chiuse le indagini sulla sparizione delle provette col Dna dei sardi: 21 indagati

A quasi due anni dalla sparizione di migliaia di provette di Dna dal parco Genos di Perdasdefogu, la Procura di Lanusei ha chiuso le indagini. Sono 21 gli indagati, accusati a vario titolo di furto, peculato, falsità materiale commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici, illecita trattazione di dati sensibili. Complessivamente erano state sottratte 25mila provette su un totale di 230mila conservate nel parco: il sangue apparteneva a 14mila ogliastrini, usato per lo studio del Dna di una delle popolazioni più longeve al mondo e la ricerca sulle malattie ereditarie. Tra gli indagati spicca il professor Mario Pirastu, che in qualità di presidente del Cda di Genos si sarebbe impossessato del materiale biologico, in concorso con la sua collaboratrice Simona Vaccargiu, per trasferirlo a Cagliari “a scopi scientifici”, aveva spiegato a suo tempo il genetista.

Pirastu aveva seguito il progetto fin dal 2000, quando il patron di Tiscali Renato Soru decise di fondare la società Shar.Dna, poi fallita e acquistata lo scorso anno dall’inglese Tiziana Life per 250mila euro. Rischiano poi la richiesta di rinvio a giudizio il prof. Maurizio Fossarelli, primario della clinica oculistica del San Giovanni di Dio di Cagliari, dove furono ritrovate le provette; il presidente e i consiglieri di amministrazione di Genos Valter Vittorio Mura, Maurizio Caddeo, Franco Tegas, Mariano Carta (sindaco di Perdasdefogu), Piergiorgio Lorrai e Ercole Perione; l’amministratore unico di Longevia Tiziano Lazzaretti; i presidenti e i consiglieri di Shardna Barbara Angelini, Alessandro Longo, Gianluca Roberto Santoro, Maurizia Squinzi, Mario Valsecchi e Gian Luigi Galletta.

A seguito dei sequestri al Cnr di Sassari del gennaio 2018, sono stati inoltre indagati i presidenti pro tempore del Cnr Luciano Maiani, Francesco Profumo e Massimo Inguscio, il direttore dell’Irgb del Cnr di Cagliari Francesco Cucca e il curatore fallimentare della Shar.Dna Renato Macciotta. Gli avvocati hanno 20 giorni di tempo per depositare memorie e documenti, in attesa delle decisioni del pm: richiesta di processo o archiviazione.

 

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