Chat di Fortnite e di altri videogames, ecco come venivano adescati i bambini

Una connessione a internet veloce, una consolle di ultima generazione o un pc, un videogioco in multiplayer e una cuffia dotata di microfono. È il kit che molti ragazzi e bambini utilizzano per giocare on line, esplorando in gruppo nuovi mondi fantastici, come quelli del videogioco Fortnite diventato virale su tutte le piattaforme con oltre 200 milioni di giocatori in tutto il mondo. È lo stesso kit che il 28enne arrestato dagli agenti del Compartimento della polizia postale per detenzione di materiale pedopornografico, adescamento di minorenni e pornografia minorile, utilizzava per avvicinare le “prede”.

E proprio la chat di Fortnite – ma non si può escludere che “operasse” anche in altre chat – sarebbe stata usata dal 28enne per contattare i bambini. Una delle tre vittime, infatti, ha ricevuto dall’arrestato in regalo una ricarica per acquistare una skin per Fortnite, in cambio, probabilmente ha dovuto inviare foto o video nudo. La skin è un aggiornamento del gioco che permette di migliorare sia l’aspetto fisico che le dotazioni del personaggio scelto come avatar. È grazie a queste skin che i giocatori riescono ad avanzare nel gioco, superare le missioni e avanzare nelle stagioni. Proprio sul caso della ricarica fatta all’ultima vittima gli specialisti della polizia postale stanno ancora lavorando per verificare se e quanti video o foto il bambino abbia inviato.

Di sicuro le altre due vittime sono state più volte contattate dal 28enne. Gli agenti della postale – il vice ispettore Pietro Doneddu e l’assistente capo Gianluca Paderi, coordinati dal dirigente del Compartimento di Cagliari, Francesco Greco – hanno sequestrato a casa del giovane cagliaritano pc, telefonini e supporti informatici. All’interno sono stati trovati 24 video chat delle due vittime. Filmati in cui i bambini si denudano come richiesto dal 28enne. Nei supporti informatici è stato trovato anche altro materiale: video e foto di violenze e torture su bambini. L’arrestato ha dichiarato di aver recuperato i video nel deep web, internet sommerso non indicizzato nei motori di ricerca. Su questo elemento sono in corso ulteriori accertamenti per verificare le sue dichiarazioni. Come sono in corso le indagini per verificare se ci siano altri bambini contattati dall’arrestato.

Dopo aver fatto amicizia con i minorenni durante le partite online con la consolle, il 28enne si faceva dare i loro numeri di telefono e li chiamava. In diverse occasioni, spacciandosi una volta per 16enne e una volta per un bambino di 9 anni, è entrato in chat di gruppo di Whatsapp allargando la possibilità di trovare nuove ‘prede’. Bisognerà attendere l’analisi di tutti i supporti informatici sequestrati al giovane, ma anche sulle memorie dei telefonini dei bambini per avere un quadro completo della situazione. Intanto la polizia postale ha lanciato un appello alle famiglie. “Non lasciate i bambini da soli a giocare con le consolle collegate a internet, soprattutto di notte. Anche i videogiochi possono diventate un canale per chi cerca di adescarli – ha detto il dirigente della polizia postale -. I genitori devono fare attenzione, verificare con chi giocano e con chi parlano. Notate anche gli episodi strani: ad esempio una ricarica da parte di un estraneo può nascondere, come abbiamo visto, dell’altro”.

Un appello che già molti genitori hanno raccolto, confrontandosi con altre mamme e  papà  per cercare di prevenire e arginare il pericolo. Per un adulto e soprattutto per un “predatore” è molto facile entrare in una chat di un videogioco fingendosi un ragazzino, come è facile conquistare l’amicizia e la fiducia di un bambino anche con piccoli regali o cortesie all’interno del gioco stesso, solo un genitore adulto ascoltando le conversazioni, leggendo le varie chat, giocando con i propri figli può individuare e smascherare un eventuale adescatore.

Manuel Scordo

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Ecco l’appello del dirigente del Compartimento della polizia postale di Cagliari, Francesco Greco

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