Cardinale Becciu, conclusa la causa civile: il Tribunale di Como lo condanna

Il cardinale Angelo Becciu, ex sostituto per gli Affari generali ed ex prefetto per le cause dei Santi, è stato condannato. Lo ha deciso il Tribunale di Como durante la causa civile per danni che il porporato aveva intentato al suo ex sottoposto in Segreteria di Stato, monsignor Alberto Perlasca, ex capo dell’Ufficio amministrativo, diventato testimone-chiave nel processo sugli investimenti della Santa Sede in cui lo stesso Becciu è imputato. Il cardinale deve risarcire Perlasca.

Il Tribunale di Como, seconda sezione civile, non solo ha rigettato la richiesta di Becciu di un risarcimento del “danno non patrimoniale da reato” (atti persecutori o, in subordine, molestia o disturbo alle persone) da parte di Perlasca e dell’amica di quest’ultimo, Genoveffa Ciferri. Ma ha condannato il porporato, rilevando un “abuso dello strumento processuale”, a risarcire Perlasca per il relativo danno subito, per 9 mila euro, e a rifondere i due delle spese processuali, per oltre 20 mila euro ciascuno.

Prima di pronunciare la sentenza, il giudice Lorenzo Azzi, ha anche rigettato più di una richiesta dell’avvocato di Becciu, Natale Callipari, di dilazionare di uno o due mesi la definizione della causa manifestando un timore relativo al “clamore mediatico” e “alla possibile influenza ed incidenza che la sentenza potrebbe avere nel processo penale” sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato “pendente avanti al Tribunale Vaticano, anche con riferimento alla posizione del testimone mons. Alberto Perlasca nel procedimento”.

La testimonianza in aula di Perlasca è fissata per i prossimi 24 e 25 novembre. Nel processo in corso in Vaticano, Becciu deve tra l’altro rispondere di “subornazione di testimone” proprio ai danni di Perlasca, per il suo presunto tentativo durante la fase istruttoria di far ritrattare al suo ex sottoposto – poi diventato parte civile nel procedimento – le deposizioni accusatorie chiamando in aiuto il superiore gerarchico diocesano, il vescovo di Como Oscar Cantoni (che testimonierà in aula il primo dicembre).

Dalle motivazioni del giudice si desume che Perlasca e la Ciferri non hanno ordito alcun complotto ai danni di Becciu, nessuna “azione di vendetta tesa a pregiudicare e danneggiare la persona” del cardinale “nel tentativo di riabilitare l’oramai compromessa posizione” di Perlasca, come sosteneva l’istanza di causa civile. Quanto alla Ciferri, il giudice non ha ritenuto che nell’incontro con Becciu del 10 luglio 2020, in cui la donna lo avrebbe rimproverato di non aver fatto nulla per Perlasca e minacciato che avrebbe perso la sua “berretta cardinalizia”, ci siano stati illeciti penali. Idem per quanto riguarda l’ incontro tra la Ciferri e il fratello del cardinale, Mario, in cui Becciu era stato definito dalla donna “come un uomo morto“, cui sarebbe stata tolta la berretta cardinalizia e che sarebbe finito in carcere.

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