L’accusa è chiara: diffamazione nei confronti di uno studente del secondo anno dell’istituto tecnico Martini di Cagliari, «gay» e quindi «da curare». L’insegnante di educazione fisica, Maria Grazia Argiolas, è stata per questo condannata dal giudice di pace al pagamento di 700 euro di multa e di altri 8mila tra risarcimento danni e spese. Le frasi incriminate riguardano appunto la sfera sessuale del ragazzo con riferimenti al credo religioso della donna. Frasi che sarebbero state dette ad altre studentesse con riprovazione e poi riferite al diretto interessato. Un giro di confidenze arrivato alla fine alla madre del giovane, e infine in Procura con una denuncia. La notizia si legge nelle pagine de L’Unione sarda oggi in edicola. Per l’insegnante il ragazzo era «un gay» e «un malato che andrebbe curato da uno psichiatra», le sue tendenze erano considerate «manifestazioni di peccato mortale e divino» e «contrarie a precisi dettati morali e religiosi». Non solo, per la prof lo studente aveva «comportamenti disdicevoli e irriguardosi» con «alcune compagne», era «aggressivo e maleducato».
Il comportamento dell’imputata, secondo il Tribunale, era stato «foriero di discussioni e commenti con tutti i componenti della classe col chiaro intento di denigrare ed emarginare» il ragazzo. E ancora, nel caso specifico, è stat «oltrepassato ogni legittimo diritto di libertà di pensiero o di espressione religiosa», fatto «ancora più grave perché avvenuto in una scuola pubblica».
La docente, dal canto suo, ha sempre smentito i fatti così ricostruiti: in particolare ha spiegato di aver parlato del ragazzo con una sola studentessa e la denuncia sarebbe stata frutto di una mal interpretazione. Le sue affermazioni avrebbero riguardato solo un parallelo tra omosessualità e adulterio, sempre nell’ambito del suo credo. La vicenda, di certo, finirà in Appello.