Settanta milioni di euro. E’ la somma che l’amministrazione regionale dovrà versare nelle tasche del costruttore Gualtiero Cualbu come indennizzo per la mancata realizzazione del piano immobiliare a Tuvixeddu, il colle cagliaritano dove si trova la più grande e importante necropoli punico-romana del Meiterraneo.
La decisione – di cui dà notizia la Nuova Sardegna oggi in edicola – è stata assunta dal collegio arbitrale composto dall’ex magistrato Gianni Olla, dal docente Nicolò Lipari dell’università la Sapienza di Roma e dal presidente emerito della Corte Costituzionale Franco Bilé.
La decisione ha valore dal punto di vista risarcitorio e non mette in discussione i vincoli che hanno bloccato la costruzione, da parte della “Nuova Iniziative Coimpresa”, la società immobiliare di Cualbu – del complesso edilizio a ridosso della necropoli. La Regione potrà riccorrere alla corte d’appello.
Le motivazioni non sono ancora note. Ma alla base del verdetto arbitrale c’è il riconoscimento del fatto che nel Duemila le amministrazioni interessate (Regione e comune di Cagliari avessero sottoscritto con Coimpresa un accordo, autorizzato dalle Sovrintendenze, che aveva determinatato l’apertura del cantiere. In definitiva la società immobiliare, in virtù di quell’accordo, aveva avviato un piano di investimenti che poi, per decisioni assunte successivamente, non era andato in porto. Da qui il diritto al risarcimento.
Di certo, la decisione degli arbitri contraddice le aspettative che erano nate dopo le sentenze – tutte favorevoli agli oppositori del ‘piano-Tuvixeddu’ – del Tar e del Consiglio di Stato. Attorno al caso Tuvixeddu restano aperti altri procedimenti giudiziari, tra questi un ricorso dell’ex governatore Renato Soru e dell’ex assessore all’Urbanistica Gian Valerio Sanna contro la loro esclusione dal giudizio arbitrale.
Interrogato a questo proposito, Giuseppe Cualbu, figlio di Gualtiero, risponde con un “Nessun commento”. Per il momento preferisce il silenzio ma lascia intendere che la notizia è fondata.