Cacciatore impallinato dal compagno. “Colpo di rimbalzo, no al risarcimento”

“Con settembre si riapre la stagione della caccia, ma i tesserati Federcaccia, che sono poi oltre la metà dei cacciatori italiani (un ‘esercito’ di 700mila appassionati), farebbero bene a informarsi sulle garanzie della loro assicurazione, perché la copertura è parziale”. In sostanza se colpiscono qualcuno o vengono colpiti ‘direttamente’, la compagnia paga, se il colpo è ‘di rimbalzo’ no. A mettere in guardia le doppiette è lo Studio 3A che sta seguendo il caso di un cacciatore cagliaritano rimasto ferito durante una battuta di caccia.

“Chi è dell’ambiente sa bene che i pallini ‘di rimpallo’ rappresentano una percentuale elevata degli incidenti di caccia, non un’eccezione. Ma è proprio sulla base di questa ‘discutibile lettura’ – si legge in una nota dello studio legale 3A – che la società Sogesa, incaricata di gestire il sinistro in questione, si ostina a negare il risarcimento a un cacciatore cagliaritano ferito da un amico che, come il malcapitato e tutti i tesserati della Fidc, Federazione Italiana Della Caccia, è coperto dalla polizza per gli infortuni e la responsabilità civile verso terzi”.

La ricostruzione. Tre anni fa, il 4 settembre 2016, E. M 33enne di Muravera, partecipa a una battuta di caccia con un suo compaesano, l’unico a portare il fucile. Quest’ultimo intravvede una preda e spara ma uno dei pallini colpisce di rimbalzo il compagno all’occhio sinistro. L’infortunio è serio, il 33enne deve ricorrere alle cure mediche all’ospedale dove resta ricoverato una settimana. Si parla di una invalidità permanente di 5 punti e di un’inabilità temporanea di sei mesi.

La vittima dell’infortunio per essere risarcita dei danni fisici e morali subiti si affida allo Studio 3A, società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni, e presenta querela ai carabinieri di Muravera nei confronti del compagno che l’ha ferito, riservandosi di rimetterla una volta risarcito. L’iter all’inizio procede bene. “Studio3A – prosegue la nota – verifica la polizza constatando come tutte le condizioni siano rispettate e non incorrano esclusioni: per la Rct, ‘valida per il mondo intero’, la compagnia ArgoGlobal ‘si obbliga a tenere indenne l’assicurato di quanto questi sia tenuto a pagare, quale civilmente responsabile ai sensi di legge, a titolo di risarcimento per danni involontariamente cagionati a terzi per morte, lesioni personali e danneggiamenti di cose’. Sono compresi anche i danni a terzi causati dai cani da caccia. La Fidc si dimostra pienamente disponibile e apre la posizione attraverso la sua Marsh Spa per i sinistri. Il cacciatore viene sottoposto a visita medico legale di parte e di controparte e la trattativa per un accordo stragiudiziale con Sogesa, che gestisce il sinistro per ArgoGlobal, va a buon fine: viene quantificata una cifra congrua per il risarcimento, non si parla di somme astronomiche, e l’assistito accetta”.

“Da novembre 2018, però – è scritto nel comunicato di 3A -, Sogesa e ArgoGlobal non rispondono più nonostante i solleciti, se non con un laconico ‘sono in corso accertamenti sulla dinamica del sinistro’. E l’assegno non arriva. Di fronte al mancato rispetto di qualsiasi termine, viene presentato, a maggio, un reclamo formale all’Istituto di vigilanza sulle assicurazioni. Fino al clamoroso dietrofront della compagnia, con lettera del 18 giugno 2019: ‘dagli atti si evince che il pallino era di rimbalzo. La circostanza esclude la responsabilità dell’assicurato’. Una tesi inverosimile e duramente avversata da Studio3A che è pronto a far valere le ragioni del suo assistito ma anche delle decine di migliaia di cacciatori che, senza saperlo, pagano una compagnia di assicurazione – un vero business -, la quale però, nella realtà, li copre solo in parte”.

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