Era addolorata, pentita, aveva il volto solcato dalle lacrime. Così si è presentata davanti al giudice, la zia del bimbo sottoposto per anni a brutali sevizie in una villetta di Arzachena. Questa mattina è stata sentita dal gip, Caterina Interlandi per l’interrogatorio di garanzia. La zia paterna del bambino, tenuto segregato e costretto a subire punizioni fisiche e psicologiche, ha confessato e non si è sottratta alla raffica di domande del giudice delle indagini preliminari, ma ha voluto rispondere, per oltre tre ore, alle contestazioni mosse nei suoi confronti. La donna si è detta profondamente addolorata e pentita per l’accaduto.
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“La mia assistita – ha precisato l’avvocato difensore, Angelo Merlini -, ha risposto con sincero pentimento alle domande. È mia intenzione, una volta esaminati tutti gli atti, chiedere un ulteriore esame da parte dei pubblici ministeri che seguono il caso, per fornire ulteriori precisazione ad una vicenda che ha sconvolto l’intero entourage familiare”. La zia, accusata di maltrattamenti in concorso con i genitori del piccolo (attualmente agli arresti), nel corso della suo lungo interrogatorio confessione non avrebbe dato una spiegazione, tanto meno una giustificazione alle sue azioni collegandole eventualmente al comportamento del minore. Descritto da tutti come uno scolaro esemplare, educato con amici e conoscenti. Un bambino come tanti con le problematiche classiche di chi passa dalla fase infantile a quella che precede l’adolescenza.
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Nessun motivo preciso, per anni di segregazione, pestaggi, aggressioni fisiche e psicologiche che mal si conciliano con i normali sistemi educativi. Nel suo ambito familiare la zia del piccolo, sostiene l’avvocato Angelo Merlini “è una madre esemplare nei confronti dei suoi due figlioletti”. Una vicenda quella del bimbo segregato che richiede accertamenti non solo di carattere penale. Su incarico dei magistrati della procura dei minori di Sassari, che lavora a stretto contatto con i sostituti procuratori della Repubblica di Tempio, Luciano Tarditi e Laura Bassani, si stanno occupando del caso anche i consulenti d’ufficio esperti in psicologia e psichiatria. Gli specialisti stanno esaminando le memorie dei telefonini dei tre indagati dai quali affiorano, da quanto si apprende, storie dell’orrore, simili a quelle delle sette sataniche, che venivano fatte ascoltare al bimbo per incutergli ulteriori paure.
Giampiero Cocco