Decine di appalti pubblici – precisamente 150 – sono finiti sotto la lente della Procura di Gorizia che ha fatto scattare all’alba di oggi scattare perquisizioni e sequestri: complessivamente sono 120 società che stanno controllando in queste ore i militari delle Fiamme gialle. Coinvolti 220 soggetti in 14 regioni: c’è anche la Sardegna. Le altre sono Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Campania, Puglia e Sicilia. le verifiche della Guardia di finanza riguardano le gare degli ultimi tre anni, dal 2015 al 2018.
Sono nel Sassarese – e non in Gallura, come inizialmente emerso – gli appalti pubblici sospetti che riguardano la Sardegna su cui sta indagando la Finanza: diverse le perquisizioni effettuate a Sassari e dintorni: nel mirino delle Fiamme gialle, secondo quanto si è appreso, alcune società che operano nel settore delle infrastrutture e trasporti.
Tra le società coinvolte ci sono Autostrade per l’Italia, Anas, Veneto strade Spa, Autovie Venete Spa, Commissario per l’emergenza della mobilità riguardante la A4, Friuli Venezia Giulia Strade Spa, Concessioni Autostradali Venete Spa, Commissario per l’emergenza traffico in province Treviso e Vicenza, le società che gestiscono gli aeroporti di Trieste (Aeroporti Friuli Venezia Giulia Spa), Treviso (Aer Tre Spa), Venezia (Save Spa) e Verona (Aeroporto Valerio Catullo Spa). Ancora la Regione Friuli e le società competenti per i porti di Trieste (Autorità di Sistema portuale del mare Adriatico orientale) e di Monfalcone (Consorzio per lo sviluppo economico del monfalconese).
Le indagini “mirano ad acquisire prove su accordi tra imprese finalizzati alla spartizione delle opere”, si legge in una nota diffusa dalla Guardia di finanza. Ciò che ipotizza l’accusa è “la condivisione delle intenzioni di partecipare o no a una gara o solo ad un lotto di essa, con informazioni sui contenuti delle offerte, alterando la libera concorrenza”. Ma stando a quanto riferito dalle Fiamme gialle, avrebbero state costituite anche “associazioni e raggruppamenti temporanei di imprese meramente cartolari” attraverso l’utilizzo di “contratti di subappalto per quote superiori al limite normativo del 30 per cento (del valore della stessa gara), in cambio del riconoscimento di percentuali di guadagno e falsa indicazione documentale di dotazioni logistiche e strumentali”.